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Caso Weinstein, “quel ciccione schifoso…” i fax di Asia Argento ad un’amica giornalista

Asia Argento aveva raccontato tutto ad un’amica giornalista, intanto il popolo del web si scaglia contro l’attrice romana

“Stuprata nel senso che ci è andata a letto svariate volte senza ottenere una parte decente?”. Non bastava essere una vittima. Per Asia Argento, che ha recentemente denunciato le molestie che avrebbe subito per anni dal produttore hollywoodiano Harvey Weinstein, è arrivata anche la gogna. E nel marasma dei commenti social che la accusano di volta in volta di opportunismo, di prostituzione, di sensazionalismo, a colpire duro incredibilmente sono soprattutto le donne.
Man mano che si scorrono i commenti agli articoli dedicati al caso in questi giorni dai principali quotidiani, non è infatti difficile incappare nei tanti insulti lanciati contro l’attrice: a scriverli sono mamme, nonne, ragazze, studentesse, tutte convinte della colpevolezza di Asia Argento, rea nel migliore dei casi per chi commenta di aver aspettato troppo a parlare o, nel peggiore, di essersi prostituita in cambio di un posto al sole di Hollywood.
Non c’è, ed è forse questo quello stupisce di più, la volontà di capire perché l’attrice abbia aspettato 20 anni prima di denunciare il suo presunto aguzzino: non una domanda sul possibile trauma, sull’elaborazione della violenza, sul senso di vergogna o di colpa che spesso assale le donne vittime di stupro. Magari lo stesso senso di colpa che donne non certo famose provano in casa, vittime silenziose per decenni di mariti violenti eppure ancora accanto a loro, per paura o per sudditanza psicologica. Niente di tutto questo. Il caso, per la giuria popolare di Facebook è ancora una volta risolto nel tempo di un click: “Asia Argento è solo una troia”, “fa schifo”, “è un’offesa per le donne” e “semplicemente poteva dire di no”.

In realtà, il racconto delle violenze consumate in una stanza d’albergo a Cannes, Asia lo aveva affidato parecchi anni prima a Daniela Fedi, giornalista di ‘Il Giornale’, che ieri ha ricordato l’episodio sulle colonne del quotidiano. E’ il 1997 quando, poco prima di partire per la Croisette, la figlia del signore dell’horror invia un fax all’amica giornalista: “Stasera c’era un festone per il capo della Miramax, mr Weinstein, che è a Roma, ma io non ci sono andata – scrive Asia – Certo, è il mio boss, e allora? È un cicciabomba butterato. Ha una lingua lunga tre metri e me la vuole sempre infilare al caldo”.
Dopo quella sera, Asia fa le valigie per Cannes. Calato il sipario sul Festival, però, la figlia di Dario Argento non è più la stessa. “Era depressa – scrive la giornalista – non era più la simpatica guascona che mi sarebbe piaciuto avere come figlia”. Una notte, Asia chiama l’amica per confidarsi e raccontarle cosa le è successo sulla Costa Azzurra. “Quel ciccione schifoso è così potente che la passerebbe liscia. A Monica Levinsky credono solo perché ha tenuto via il vestito”.

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