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Napoli, addio a Monsignor Riboldi il vescovo anticamorra

Si è spento a 94 anni, monsignor Antonio Riboldi, vescovo di Acerra noto per la sua battaglia anticamorra

E’ morto, all’età di 94 anni, monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, in provincia di Napoli, noto per la sua battaglia in prima linea contro la camorra. Si è spento a Stresa, in Piemonte, presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. Ne dà notizia la curia di Acerra (Na), dove è stato vescovo dal 1978 al 2000: ”Il ritorno di monsignor Antonio Riboldi alla Casa del Padre genera umana malinconia nel cuore dei fedeli dell’intera diocesi di Acerra – si legge sul sito della diocesi , il cui vescovo, Antonio Di Donna, il vescovo emerito, Giovanni Rinaldi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose con animo commosso ricordano la figura e l’opera di Riboldi e rendono grazie a Dio che in un periodo difficile della sua storia ha affidato la diocesi all’amorevole cura di tal grande Pastore”.
Storica la marcia che negli 80’ porta migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso Raffaele Cutolo. La diocesi ricorda ancora che don Riboldi disse “meglio ammazzato che scappato dalla camorra”, episodio che il Vescovo ha ricordato in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra, “in quel momento mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono”.
Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a centinaia di migliaia di persone. “Profondo, indelebile è il legame che unisce la Chiesa acerrana al suo ‘don Antonio’ – si legge ancora sul sito della diocesi – tanto da associare ancora oggi la città al nome del suo vescovo emerito. Legame rimasto tale anche dopo la rinuncia del presule all’esercizio episcopale per limiti di età nel dicembre del 1999, tanto da scegliere di rimanere a vivere in città continuando a celebrare Messa nella Chiesa dell’Annunziata, e da dichiarare più volte pubblicamente la volontà di essere seppellito in Cattedrale”.

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