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Dagospia, Mughini attacca Pistocchi: “Non mi abbasso, analfabeti ripugnanti. Difesa Ronaldo? Vi spiego cosa intendevo…”

Mughini attacca Pistocchi attraverso le pagine web del sito dagospia.com

“Caro Dago, di certo non scenderò mai così in basso nella mia vita da replicare a un Maurizio Pistocchi o ad altri ripugnanti analfabeti tipo quelli di cui mi hai inviato i tweet talmente aggressivi nei miei confronti.

Spiego ai tuoi lettori di che cosa si è trattato. Durante una recente conversazione televisiva dove cercavo di trovare le parole migliori da applicare, e per quel che ne sappiamo, alla dinamica del rapporto intercorso in una stanza d’albergo, una decina d’anni fa, tra Cristiano Ronaldo e una ragazza che lui aveva incontrato in non ricordo più quale locale pubblico.

Sappiamo abbastanza di quell’incontro e di quel rapporto. Un ragazzo (famosissimo) e una ragazza attraente che un po’ si lusingano a vicenda, un po’ si corteggiano, un po’ flirtano com’è la cosa più naturale del mondo. Lei gli dà il suo numero di telefono. Lui telefona poco dopo a invitarla nella sua stanza d’albergo mi pare al 57° piano, e stando a quanto ha scritto Der Spiegel i due non sono affatto soli.

Ci sono degli amici di Ronaldo, c’è un’amica della ragazza. (Non ho letto Der Spiegel, mi fido di quanto mi ha riferito un giornalista che stimo.) Non so esattamente se la ragazza accetti di spogliarsi e di entrare in una vasca da idromassaggio, mi pare di sì. E fin qua siamo nell’ambito di rapporti quali ne esistono a milioni e milioni in tutte le stanze d’albergo del mondo.

Succede, è lo stesso Ronaldo ad ammetterlo, che a lui venga una voglia fuori controllo di un rapporto anale che la ragazza rifiuta. E’ mia profonda opinione che giunti a questo punto il “no” della ragazza sia sacro. Purtroppo non è quel che succede in quella stanza d’albergo di Las Vegas e nei paraggi di quella vasca da bagno.

Ronaldo va oltre e contro il no. Ammetterà lui stesso che s’è trattato di un rapporto brusco, sbrigativo, e di cui lui chiede scusa. E’ esattamente uno stupro? Forse sì, ma se questo è uno stupro, allora come definite i casi di ragazze che vengono acciuffate per strada mentre tornano a casa di notte, scaraventate in un portone, trattate con violenza in ogni e minimo gesto di quel rito sessuale, e minacciate e picchiate e lasciate lì come di un oggetto che è servito a quello scopo e a null’altro? Quello è uno stupro, non v’ha alcun dubbio. E dunque le due situazioni sono perfettamente identiche?

Il nostro compito è quello di capire, distinguere, raccontare nella loro specificità le cose degli umani. A me sembra che quelle due situazioni raccontino di umani molto diversi tra loro, diverso l’uomo, diversa la donna, diversa la dinamica intercorsa tra i due. Sì, un rapporto sessuale non consenziente è cosa diversa da uno stupro. A me sembra che vadano trovate parole diverse a evocare e l’una e l’altra situazione.

Il che non toglie, ovvio, che la sacralità del “no” femminile è stata violata nell’albergo di Las Vegas. Che c’è stata una colpa maschile. Tanto è vero che quella colpa, riconosciuta da Ronaldo, è stata pagata con un bel mucchietto di dollari. Qualcuno _ in quella nostra conversazione televisiva _ ha detto “Ma allora i soldi pagano tutto?”. In mancanza della pena di morte, pagano molte cose e succede tutti i giorni nella nostra società. Pagano una reputazione offesa, un tradimento coniugale, un contratto di lavoro violato.

La ragazza di Las Vegas ha firmato una carta dove stava scritto che con quei soldi da lei accettati la cosa finiva lì. Adesso mi pare sia andata nuovamente all’assalto e il mio amico che ha letto Der Spiegel mi dice che si sta facendo forte di un drappello di dieci avvocati. Avvocati americani che ragionano così. Caro cliente non ti faccio pagar niente, poi mi dai il 30 o il 50 per cento della somma che scuciremo da Ronaldo dopo averlo spremuto meglio che un limone.

Ovvio che tutto questo vostro e mio girare attorno alla notte di Las Vegas è solo un pretesto. C’è qualcosa che sta facendo vibrare in profondità la situazione morale e sentimentale del nostro caro Occidente. C’è un “politicamente corretto” che mostra i pugni e grida vendetta a ogni pie’ sospinto. Di più, vuole del sangue, vuole dei capri espiatori che vadano al patibolo massmediatico e non solo.

Nello splendido numero speciale recentemente consacrato dalla rivista Micromega al “politicamente corretto”, ho letto e dovrei dire “bevuto” sino all’ultima parola e sino all’ultima informazione l’articolo di Ingrid Colanicchia dov’è amplissima la rassegna terrificante della dittatura del “politicamente corretto”.

Dappertutto in giro per il mondo è una fatwa continua contro immagini di donne dipinte da Balthus, contro i libri che sembrano mettere al centro l’uomo “bianco” e “maschio”, contro la Lolita di Vladimir Nabokov, contro i pamphlets i più forsennati del Louis-Ferdinand Céline antisemita non fosse che anche in quei libri ci sono pagine tra le più belle del secolo e che solo un analfabeta può ignorare (non sono da far leggere a Pistocchi).

La lama della ghigliottina censoria si abbatte ora sui meravigliosi disegni di Egon Schiele e per i quali lui fu portato in tribunale e poi in cella all’alba del secolo, ora su uno dei più grandi attori contemporanei quale Kevin Spacey, ora su un film di Woody Allen e malgrado non ci sia alcuna sentenza che gli abbia mai imputato fatti determinati. Un regista come Mel Brooks ha detto un film come Mezzogiorno e mezzo di fuoco oggi non lo potrebbe più girare, perché il “politically correct” ha ucciso la commedia.

Così pure leggo sempre dalla prima all’ultima parola gli articoli di Giulio Meotti sul “Foglio” un giornalista superbo nell’intercettare i casi giornalistici ed editoriali in cui il “politicamente corretto” è quello che non lede minimamente la sensibilità dei musulmani.

E’ una devastante epidemia, i cui casi si aggravano giorno dopo giorno, e ne sono contagiate le nostre conversazioni di tutti i giorni, figuriamoci se non anche qualche innocentissima chiacchiera televisiva. E anche se quando io vado in televisione mi metto i guanti bianchi, a misurare ogni aggettivo e ogni virgola. E sfido chiunque a dimostrare il contrario, standomi dirimpetto e non nella stanzetta buia di casa sua dove clicca su una tastiera”.

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