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Calcio in Tv, Miccichè: “Pezzotto alimenta criminalità organizzata. Il Governo è già intervenuto…”

Calcio in Tv, si inasprisce la guerra al pezzotto:

Si inasprisce la guerra al pezzotto per il Calcio in Tv. Il presidente della Lega di serie A, Gaetano Micciché ha rilasciato una intervista a ‘Il Mattino’. Il dirigente eletto un anno fa dai 20 club di massima divisione, parla del presente e del futuro del calcio italiano. Partendo dalla lotta alla pirateria televisiva.

«In Italia ci sono 4,6 milioni di persone che vedono eventi sportivi attraverso siti pirata. E oltre 2 milioni di persone che sono abbonati a piattaforme illegali per la visione di partite del nostro campionato. Tutti possono farsi il calcolo dell’ingente somma che viene a mancare non solo ai club, ma a tutto il sistema. Da Sky e Dazn per finire a cascata a colpire tutti coloro che lavorano nell’indotto dell’industria calcio. La nostra Lega, attraverso una forte mutualità (130 milioni di euro per questa stagione), sostiene tutte le categorie inferiori. Perdere risorse attraverso la filiera delle organizzazioni criminali che gestiscono questo business danneggia il calcio a livello generale», le sue parole a Il Mattino.

Gaetano Micciché indica quali misure sono da adottare, tirando in ballo le istituzioni. «Il governo ha capito l’importanza di difendere il calcio italiano dalla criminalità. Rafforzato le misure nella legge Finanziaria,  per contrastare la pirateria. La magistratura sta facendo un grande lavoro, come testimoniano le sempre più numerose sentenze del Tribunale di Milano. Quest’ ultimo ha bloccato alcune IPTV imponendo alle cinque Telco (Fastweb, Tim, Tiscali, Vodafone e Wind ndr) di bloccare l’accesso ai siti pirata. Ci aspettiamo la massima collaborazione da parte loro perché non possono essere complici di un’attività illegale».

Un problema, quello della pirateria, che ormai si allarga a macchia d’ olio. Il presidente della Lega Serie A, commenta così al quotidiano Campano: «Il fenomeno è crescente e investe tutto il Paese, ci sono zone dove ha attecchito maggiormente rispetto ad altre. Dobbiamo fare sistema e far percepire a chi utilizza questi decoder che sta compiendo un reato vero e proprio, punito dalla legge con la reclusione e forti multe. Chi guarda le partite attraverso questi sistemi è paragonabile a chi entra in un supermercato ed esce con della merce senza pagare. Le recenti sentenze della Corte di Giustizia inglese, che ha comminato 17 anni di prigione a chi si è macchiato di pirateria, fanno capire che il problema è globale e che va affrontato con la massima severità».

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