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Caso Cucchi, Carabinieri pronti a collaborare. Il generale Nistri: “Si faccia piena luce”

Il comandante dei Carabinieri, il generale Nistri, ha scritto una lettera a Ilaria Cucchi 

Il comandante dei Carabinieri, il generale Giovanni Nistri, ha scritto una lettera a Ilaria Cucchi riportata da Repubblica, che allega la prima pagina della missiva, datata 11 marzo. “Abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà”.

“Comprendiamo l’urgenza e la necessità di giustizia, così come lo strazio di dover attendere ancora. Ma gli ulteriori provvedimenti, che certamente saranno presi, non potranno non tenere conto del compiuto accertamento e del grado di colpevolezza di ciascuno”, ciò varrà per il processo in corso alla Corte d’Assise e “indefettibilmente per la nuova inchiesta avviata dal pubblico ministero, ora nella fase delle indagini preliminari”. Scrive il generale Nistri.

Ilaria Cucchi  che ha ricevuto un mese fa la missiva di quattro pagine, ha commentato tramite La Repubblica. “E’ stata “per me un momento emotivamente molto forte. Perché è arrivata dopo anni in cui io e la mia famiglia ci siamo sentiti traditi. .. La lettera del generale Nistri è tornata a scaldarmi il cuore. A scacciare il senso di abbandono che ho vissuto in questi nove anni. Oggi finalmente posso dire che l’Arma è con me”. 

Ilaria parla anche della possibilità che l’Arma si costituisca parte civile, in un eventuale processo per depistaggio: “So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l’ipotesi sia concreta – spiega -. Sarebbe bellissimo. E soprattutto, vero. Perché, come scrive Nistri, mio fratello è morto ma ad essere lesa, insieme alla sua vita e a quella della mia famiglia, è stata anche l’Arma e i suoi centomila uomini cui la lettera fa riferimento”.

 

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