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Politica

Piero Angela bacchetta i politici: “Italia Paese arretrato. Il problema è soprattutto uno…”

Piero Angela bacchetta i politici e non solo in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘La Stampa’

Piero Angela bacchetta i politici in una lunga intervista rilasciata ai microfoni del quotidiano ‘La Stampa’. Il noto divulgatore scientifico italiano spazia dalla politica all’istruzione, dalla tecnologia all’economia. Di seguito alcuni passaggi evidenziati dalla nostra redazione.

In prima battuta si parla subito del debito pubblico che secondo le sue affermazioni, se mettessimo banconote da 100€ una di fianco all’altra si creerebbe così un nastro lungo quanto il debito di 2300 miliardi: “Ne uscirebbe un nastro lungo cinque volte la distanza dalla Terra alla Luna. Quando mai riusciremmo a pagarli? Se continuiamo a far debito invece di abbatterlo manderemo sempre più in tilt la macchina della ricchezza alimentando la macchina della povertà”.

Una macchina che potrebbe essere fermata utilizzando alcuni strumenti essenziali. “Innovazione, ricerca, educazione, valori, imprenditorialità: cinque strumenti, un pacchetto unitario. Potrà arrestare la macchina della povertà, rimettere in moto la produttività. La nostra è ferma mentre l’Europa è in crescita e abbiamo competitori enormi. Abbiamo tra l’altro un serio problema demografico”.

Ma il principale problema dell’Italia è soprattutto legato all’istruzione e continua. “È la scuola. Se ne parla troppo poco e mai come se ne dovrebbe parlare. Si discute di insegnanti precari, di scuola pubblica e privata, di edifici fatiscenti, di mense scolastiche. Non di efficienza dell’insegnamento, di programmi da cambiare per non perdere contatto con il mondo. E poi siamo molto arretrati, rispetto ad altri paesi, nell’alfabetizzazione digitale”.

Le ultime analisi riguardano la politica e la divulgazione scientifica in tv. Infatti, Piero Angela ci tiene a precisare che “tutti i partiti pensano alle elezioni, parlano di casa, lavoro, sanità, pensioni. Promettono di distribuire ricchezza secondo meriti e bisogni. Ma per distribuire ricchezza bisogna creare ricchezza. Crescere in competitività è la condizione per mantenere lo stato sociale […] Contrariamente a quanto si pensa, la politica non ha mai creato ricchezza”.

E ancora: “Ai tempi del maestro Manzi la tv rimediava all’analfabetismo letterario d’una fascia bassa della popolazione. Mentre l’analfabetismo digitale è molto diffuso e colpisce anche la fascia alta, in particolare la pubblica amministrazione. La sua digitalizzazione, lo dicono gli esperti, sarebbe determinante per rendere trasparente tutto ciò che passa nella contabilità e nei contratti eccetera, combattendo in questo modo la corruzione”.

L’intervista si conclude con un’immagine topica ed esemplare dell’arretratezza dello stivale: “Un esempio banale: quello dei pomodori. L’Italia ne importa dall’Olanda migliaia di tonnellate: belli e sani, a prezzi competitivi, coltivati in serre idroponiche iperproduttive, con acqua riciclata in continuazione, senza pesticidi, insetti contro insetti in lotta biologica. Si è mai confrontato questa immagine con quella dei poveracci vittime del caporalato che raccolgono pomodori a due euro l’ora?”.

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