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Spettacolo

Denise Capezza si racconta: “L’arte la mia ancora di salvezza. Io passionale, amo fare soprattutto una cosa”

Denise Capezza si racconta, l’attrice parla di vita privata e professionale in una intervista rilasciata ai microfoni di Style de ‘Il Corriere della Sera’

Denise Capezza si racconta: “L’arte la mia ancora di salvezza. Io passionale, amo fare soprattutto una cosa”. L’attrice parla della sua vita privata e professionale in una intervista rilasciata ai microfoni di Style, l’inserto de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Il suo aspetto fisico ha rappresentato un “limite per la sua carriera?
Non dico che non mi abbiano offerto dei personaggi affascinanti, anzi mi sono divertita tantissimo a interpretarli. Però è importante che io da attrice venga vista anche sotto una luce diversa, più quotidiana”.

Vorrebbe essere la ragazza della porta accanto?
“O potrei avere un lato comico, perché no! Vorrei scardinare certe barriere che impediscono agli addetti ai lavori di immaginarmi in certi ruoli: io sento dentro di me una grande capacità di trasformarmi, ho mille personalità che vorrei tirare fuori, chiedo solo di essere messa alla prova, di consentirmi di indagare il mio talento. Quando lavoro su un personaggio io lo divento proprio, mi ci calo fino in fondo”.

In Turchia, dove ha lavorato dal 2012 al 2016, che tipo di personaggi le affidavano?
“In Uçurum, la serie in cui ho esordito, sono stata una ragazza moldava venduta come prostituta a Istanbul, un’adolescente molto fragile che alla fine diventa una vera donna; poi in Dusler ve Umutlar sono stata una zingara ribelle e in Askin dili yok una dolcissima sordomuta. Lì però era il fatto di essere straniera a inquadrarmi in determinati ruoli”.

In Italia invece parti femminili a tutto tondo ci sono?
“Non per fare la femminista a tutti i costi, ma è un dato di fatto che nel nostro Paese i ruoli femminili siano sempre un po’ di contorno. Invece mi piacerebbe interpretare una donna che abbia qualcosa da dire, avere veramente la possibilità di scavare nel profondo. Sono grata delle offerte che ho ricevuto finora, ma mi sento come se il mio motore fosse in folle”.

Denise Capezza si racconta: “Danza? Un problema al ginocchio mi ha impedito di diventare una professionista”

Se le offrissero un ruolo importante ma che mortifica la sua bellezza lo accetterebbe?
“Assolutamente sì anzi ben vengano i cambiamenti estetici, mi diverte molto trasformarmi e mi aiuta anche tanto per entrare nel personaggio. Non ho paura di mostrare un lato persino maschile. Però non credo che sia necessario rasarsi i capelli a zero o imbruttirsi per poter mostrare la propria capacità attoriale”.

[…] Sul suo profilo Instagram si descrive con un motto: «Art is a way of survival». Che cos’è l’arte per lei?
“Per me che sono sempre stata molto silenziosa, riflessiva, persino introversa è sempre stata un’ancora di salvezza, mi ha protetta dalla malinconia. Sin da bambina, quando passavo ore nella mia cameretta a disegnare e poi ballando Cenerentola entravo completamente nel personaggio, non avrei saputo immaginare per me un destino diverso da quello artistico”.

Il mondo della danza fa ancora parte la sua vita?
“Il problema al ginocchio ha fatto sì che non potessi diventare una professionista però non ho rimpianti perché quello che amavo di più della danza era il lato interpretativo non i virtuosismi. Quello che mi manca è la bellezza del lasciarmi trasportare dai movimenti: a volte gli attori pensano un po’ troppo…”.

[…] E con il teatro ricomincerà?
“In questo momento è tutto in fase di definizione, è un periodo di transizione per me. Sicuramente vorrei riportare in scena After the end, il geniale thriller psicologico di Dennis Kelly diretto da Francesco Saponaro con Eduardo Scarpetta. Ma il mio sogno sarebbe appartenere a una comunità di giovani teatranti all’interno della quale fare gioco di squadra: noi attori siamo un po’ sempre soggetti agli umori altrui e invece sarebbe bello costruirmi qualcosa di mio”.

Chi è Denise fuori dal set?
“Sono molto passionale, vivo le cose sempre intensamente, sia che sia allegra sia che sia triste. Amo stare in campagna, circondata da amici e da persone semplici, lontane da certi meccanismi che intossicano il quotidiano. A volte vorrei poter staccare di più, ma in fondo l’essere umano e l’artista sono una cosa sola”.

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