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Economia

Dalla Francia: “Italia abbandonata dall’Europa ora è ago della bilancia. Addio Ue se gli italiani…”

Italia abbandonata dall’Europa adesso è diventata ago della bilancia per l’Unione, a dare un’interessante chiave di lettura è Martine Orange per “Mediapart”

Italia abbandonata dall’Europa adesso è diventata ago della bilancia per l’Unione. A a dare un’interessante chiave di lettura è la giornalista francese Martine Orange sulle pagine di “Mediapart”. Di seguito una parte dell’articolo della collega transalpina fatta da Luana De Micco per “Il Fatto quotidiano”.

“Sono anni ormai che l’Italia si muove in Europa come un elefante in un negozio di porcellane. Dalla crisi dell’euro, i responsabili europei si sono sempre voltati dall’altro lato per non vedere la crescente frammentazione della zona euro, di cui l’Italia è l’epicentro.

Fingono di ignorare i numeri imbarazzanti che riguardano la terza economia dell’Unione, giocano sul tempo, cercano espedienti per continuare a rinviare i cambiamenti. La pandemia di Covid-19, che sta colpendo tutto il continente, e l’Italia in primo luogo, abbattendosi su un Paese già gravemente indebolito, non giustifica più queste tattiche dilatorie.

Oggi l’Europa ha un appuntamento con la storia. A seconda della risposta che darà all’Italia, cadrà in frantumi, oppure no. Il caso dell’Italia è così grave che ha già fatto barcollare diversi responsabili europei. Prima fra tutti Christine Lagarde, il cui intervento sugli aiuti da garantire ai Paesi della zona euro in questa crisi sanitaria senza precedenti era molto atteso.

Ma la Lagarde ha commesso una gaffe inspiegabile, imperdonabile per una responsabile del suo livello che, prima come ministro, poi come direttore generale del Fondo Mondiale Internazionale, ha già dovuto gestire la crisi dell’euro (). Le giuste scuse che la Commissione europea ha rivolto all’Italia basteranno a cancellare questi affronti? Dall’inizio di questa tragedia gli italiani si sentono soli, molto soli.

Tutti i paesi confinanti, tranne la Francia, hanno chiuso le loro frontiere con l’Italia, spazzando via in un colpo solo i trattati del mercato unico, della libera circolazione europea, dello spazio Schengen.

Italia abbandonata dall’Europa, dalla Francia: “Italiani si interrogano su utilità Ue”

La maggior parte dei paesi europei, a partire proprio dalla Francia e dalla Germania, hanno lesinato sugli aiuti, preferendo tenere per sé i dispositivi medici e i farmaci piuttosto che inviarli oltralpe. Invece di ricevere la solidarietà dell’Europa, gli italiani hanno visto arrivare aerei carichi di mascherine dalla Cina, di aiuti dalla Russia, medici cubani.

Tutti gesti mediaticamente messi in scena, in nome della fraternità internazionale: ognuno di questi paesi ha di fatto capito che c’erano delle pedine da riposizionare nello scacchiere geopolitico che si sta velocemente trasformando sotto l’effetto della pandemia, e che l’Italia potrebbe rappresentare l’anello debole.

Gli stessi italiani si stanno interrogando: a cosa serve questa Unione che, anche in momenti di estrema emergenza, non è in grado di dimostrare la minima solidarietà? Ma molti osservatori, e in molte capitali del mondo, si stanno ponendo la stessa domanda. “A ogni crisi macroeconomica riappaiono tutti i difetti di concezione della zona euro e ogni volta la crisi dell’Europa si risveglia”, osserva Eric Dor, economista della Ieseg School of Management di Lille. Le lacune della zona euro sono note da anni: mancano un budget comune, un’unione bancaria e un meccanismo di compensazione.

Queste disfunzioni strutturali hanno causato degli squilibri economici che minano ormai l’intera costruzione politica dell’Ue. In molti dei suoi lavori, l’economista David Cayla, docente all’università di Angers e autore di La fin de l’Union européenne (2017), ha messo in luce gli effetti della costruzione traballante dell’Unione: “Grazie alla sua organizzazione, alla sua specializzazione industriale e ad un euro debole rispetto alla sua economia – ha spiegato Cayla in un’intervista – la Germania è diventata il principale beneficiario dell’Unione. Altri paesi hanno seguito il motore tedesco. L’Olanda, che ha una tradizione commerciale, e in misura minore il Belgio (soprattutto fiammingo), traggono vantaggi da questa concentrazione”.

Questa polarizzazione economica e industriale ha portato alla distruzione dello strumento produttivo e industriale dell’Europa del sud. L’Italia, per la quale l’euro è troppo forte e non ha più la possibilità di usare l’arma della svalutazione per riacquistare competitività, ha pagato un pesante tributo.

Martine Orange: Futuro Ue dipende da aiuti all’Italia”

Tra il 2000 e il 2015, il volume dell’attività manifatturiera è diminuito di oltre il 21%. Dal suo ingresso nell’euro, l’economia italiana ha registrato 15 trimestri di recessione. Il Pil del paese, dopo essere aumentato nel corso dei primi anni, è crollato a partire dalla crisi del 2008, recuperando a malapena nel 2016 il livello del 2000. Da allora, l’economia italiana è di nuovo precipitata, sfiorando la recessione ogni trimestre dalla fine del 2018 (). 

È in questo contesto economico già molto pesante che è piombata la pandemia di Covid-19. Secondo le prime stime della Confindustria, l’economia italiana rischia un calo del 6,8%. Per far fronte all’epidemia e alle conseguenze delle misure di contenimento che hanno bloccato il paese, e nel tentativo di preservare il futuro, il governo italiano si sta impegnando a liberare d’urgenza 50 miliardi di euro supplementari ().

Ma l’Italia ha bisogno di più di 50 miliardi di euro per riprendersi pienamente. Questo è uno dei motivi che ha spinto il governo italiano e i governi di molti altri Paesi ad appoggiare la proposta di emissione di “Coronabond”.

[…] Queste riflessioni sono ancora nella mente di tutti. Allo stesso tempo, rinunciare ad aiutare l’Italia vorrebbe dire accettare di fatto una dislocazione accelerata dall’Europa. Bisogna salvare l’Italia e l’Europa oppure salvare se stessi? Per il momento, Angela Merkel, come suo solito, resta in silenzio. Ma a differenza della crisi finanziaria del 2008, non potrà tergiversare ancora a lungo. La storia sta bussando alla nostra porta”.

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