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Salute

Il nostro cuore ha 15 anni in meno di noi: l’ecco perché età anagrafica non sempre è giusta. Lo studio

Il nostro cuore ha 15 anni in meno di noi: l’ecco perché età anagrafica non sempre è giusta. Lo studio italiano pubblicato su ‘Scientific Reports’

Il nostro cuore ha 15 anni in meno di noi: l’ecco perché età anagrafica non sempre è giusta. Lo studio. Invecchiare, ma rimanere ‘giovani dentro’. La più classica delle consolazioni alle quali aggrapparsi di fronte al tempo che passa ha in realtà un fondamento scientifico.

Secondo uno studio padovano pubblicato su ‘Scientific Reports’ (gruppo Nature), l’età biologica del cuore – quella scritta nel Dna – non corrisponde affatto a quella cronologica, stampata all’anagrafe.

Secondo i calcoli degli autori, il nostro organo motore dimostra parecchi anni meno di noi: 12 per l’esattezza. Una scoperta che potrebbe rivoluzionare il mondo dei trapianti cardiaci, allungando l’età massima accettata finora per i donatori.

Il lavoro, intitolato ‘The biological age of the heart is consistently younger than chronological age’, nasce dalla collaborazione tra la Cardiochirurgia dell’azienda ospedale-università di Padova, guidata da Gino Gerosa, e il Laboratorio di Genomica e Mutagenesi ambientale diretto da Sofia Pavanello del Dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari e Sanità pubblica dell’ateneo patavino.

La premessa, spiegano i ricercatori, è che “l’invecchiamento è un processo biologico complesso caratterizzato da una progressiva incapacità di adattamento a stimoli interni ed esterni, con aumento del rischio di malattia e morte. Alcuni individui tuttavia invecchiano più rapidamente di altri, perciò l’età anagrafica non può essere un indicatore affidabile del reale declino fisiologico di un individuo”.

Il nostro cuore ha 15 anni in meno di noi: lo studio

Il team padovano ha determinato l’età biologica del cuore, tecnicamente definita come “età epigenetica o di metilazione del Dna (DNAmAge)”, e più in particolare l’età degli atri destro e sinistro, confrontandola con quella dei leucociti (globuli bianchi) del sangue periferico.

“Abbiamo scoperto che l’età biologica di entrambi i tessuti atriali, destro e sinistro, è molto più giovane rispetto all’età cronologica. Di ben 12 anni – sottolinea Pavanello – mentre l’età biologica del sangue è molto simile all’età cronologica.

Abbiamo così dimostrato che l’età biologica del cuore non riflette l’età cronologica del donatore”. Dalle osservazioni risulta inoltre che “non esistono differenze significative tra atrio destro e sinistro”. Suggerendo che, “sebbene anatomicamente diverse ed esposte a diverse condizioni fisiologiche, le diverse aree del cuore hanno la stessa età epigenetica non mitotica”.

Il lavoro – si legge in una nota – è stato possibile grazie ai finanziamenti Bird 2017 del Dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari e Sanità pubblica e alla borsa di studio di dottorato in Scienze farmacologiche dell’università degli Studi di Padova di Manuela Campisi.

Questo lavoro scientifico è anche uno dei prodotti delle ricerche condotte presso Lifelab, progetto finanziato dalla Regione Veneto nel 2019 e che raggruppa 21 gruppi di ricerca che, utilizzando tecniche di ingegneria tissutale e medicina rigenerativa, si pongono l’ambizioso obiettivo di ricreare tessuti e organi da utilizzare in ambito clinico (Fonte: Adnkronos).

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