Home » J-Ax: “Io a Milano come Céline Dion a Las Vegas. Prima di essere un cantante sono un nerd”
Spettacolo

J-Ax: “Io a Milano come Céline Dion a Las Vegas. Prima di essere un cantante sono un nerd”

J-Ax a Milano come Céline Dion? Il rapper si racconta a ‘Vanity Fair’

J-Ax: “Io a Milano come Céline Dion a Las Vegas. Prima di essere un cantante sono un nerd”. Il rapper si racconta e svela uno dei suoi sogni in una intervista rilasciata ai microfoni della rivista ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Da quanto non fa un concerto?
«Dall’anno scorso, dal tour di reunion degli Articolo 31. Mi manca soprattutto il pubblico, che è il centro del mio mestiere: cantare canzoni davanti a delle persone. Oggi è tutto virtuale, misuri il successo in base ai clic e agli stream: tutto gratificante fino a un certo punto. La vera utilità è vedere qualcuno che canta una canzone come se quel pezzo gli avesse cambiato la vita, come se se lo sentisse sulla sua pelle. E questo avviene solo ai concerti. È la consacrazione dell’artista. Non può esserci un surrogato».

Si ricorda la prima volta che ha visto qualcuno cantare una sua canzone?
«Era l’estate del 1993, al Country Club di Siziano, vicino a Milano, in tour con gli Articolo 31. Albertino di Radio Deejay, che era l’unico che passava il nostro pezzo in radio, ci aveva invitato a partecipare alla sua serata. Lì ho visto centinaia di persone cantare la nostra canzone. È stata anche la prima volta che ho firmato degli autografi. Non lo dimenticherò mai».

Come si intitolava la canzone?
«Tocca qui. Scusateci, avevamo 21 anni (ride)».

Dicevamo di quella sera a Siziano.
«È stato il battesimo, molto emozionante. Poi ho fatto concerti in posti molto più grandi, che però non mi hanno mai restituito quell’emozione lì».

J-Ax: “A Milano come Céline Dion: mi piace l’idea dell’artista resident in un club”

Neanche quando ha cantato a San Siro?
«Quel live l’ho vissuto da professionista, dopo 25 anni di carriera. Quella sera avevo più lo sbattimento di non sbagliare».

[…] Quindi il live lo ha sempre vissuto da frontman.
«Da frontman cagacazzi».

Si spieghi.
«Prima di essere un cantante sono un nerd. So tutto di apparecchi e tecnologie. Se tu colleghi male un cavo, io me ne accorgo. Se mi dici che quella cassa non si può collegare perché è troppo sbattimento, io me ne accorgo».

Aiuto!
«È che non voglio sentirmi dire: non si può fare. Pensi che agli inizi della mia carriera solista, quando non ero esattamente sulla cresta dell’onda, una volta mi hanno detto che non si riusciva ad avere la scenografia per il tour perché non c’era budget. Io e la mia band siamo andati da Brico e abbiamo comprato il legno, una sega, le bombolette di vernice spray, il plexiglas: abbiamo costruito e inchiodato la scenografia da soli. Quindi “non si può fare” a me non si dice».

Poi la carriera è risalita, qual è stato il più bel concerto?
«Le dieci date al Fabrique di Milano nel 2018, per festeggiare i 25 anni di carriera. Show di due ore e mezzo. C’era tutta la mia storia, il feeling del locale, i fan di sempre… e poi mi piace questa cosa delle repliche, amerei fare dieci date al Blue Note di Milano, mi piace l’idea dell’artista resident in un club».

Perché?
«Mi fa sentire tanto Céline Dion a Las Vegas».

Seguici anche su Facebook. Clicca qui per diventare fan della nostra pagina ufficiale 

Leggi anche:
“Kim Jong-Un è morto ad aprile, video e foto sono vecchie. C’è una prova”: l’indiscrezione

Roma, polizia sventa rapina bloccando banditi in passamontagna e pistole ma era un film: nei guai in 3

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com