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Ivrea, sentenza storica riconosce il nesso tra l’uso del telefonino e la formazione di tumori

Un giudice di Ivrea ha riconosciuto che l’uso scorretto del telefonino ha causato un  tumore benigno, ma invalidante, ad un uomo.

Il Tribunale di Ivrea ha condannato l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale al dipendente di un’azienda cui è stato diagnosticato un tumore: Roberto Romeo per 15 anni ha usato il cellulare per più di tre ore al giorno.

Il giudice del lavoro, Luca Fadda, riconosce che il tumore, benigno ma invalidante, contratto dall’uomo è stato causato dall’uso scorretto del cellulare.
Gli avvocati dell’uomo, Renato Ambrosio e Stefano Bertone, spiegano che per la prima volta una sentenza riconosce un nesso tra l’uso scorretto del cellulare e lo sviluppo di un tumore al cervello, “speriamo che la sentenza spinga ad una campagna di sensibilizzazione, che in Italia non c’è ancora”.
Non voglio demonizzare l’uso del telefonino, ma credo sia necessario farne un uso consapevole“, afferma Roberto Romeo, commentando la sentenza che l’ha visto “vincitore”. “Ero obbligato a utilizzare sempre il cellulare per parlare con i collaboratori e per organizzare il lavoro – racconta l’uomo -. Per 15 anni ho fatto innumerevoli telefonate anche di venti e trenta minuti, a casa, in macchina. Poi ho iniziato ad avere la continua sensazione di orecchie tappate, di disturbi all’udito. E nel 2010 mi è stato diagnosticato il tumore. Ora non sento più nulla dall’orecchio destro perché mi e’ stato asportato il nervo acustico”.

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