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Udine, diffidata dal portare figlia in asilo, mamma sfida legge vaccini

Mamma sfida legge vaccini e porta figlia in asilo

“Mattinata intensa oggi in asilo”. Federica C. è la mamma della bimba portata oggi in un asilo di Latisana, in provincia di Udine, senza i documenti della vaccinazione. Come racconta l’agenzia di Stampa Adn Kronos,  la signora, richiamata dai dirigenti della scuola perché non in regola con i documenti previsti dalla legge, ha chiamato le forze dell’ordine. La bimba è stata ammessa con riserva solo per un giorno. Domani, però, a leggere il post che la signora ha pubblicato su Facebook, la bimba “torna in asilo”.

“La legge sui vaccini prevede diverse opzioni ovvero la presentazione di un autodichiarazione in cui si indica quali vaccinazioni sono state effettuate, esonero, omissione o copia della richiesta di appuntamento presso l’ASL per la vaccinazione. Pertanto io che non ho vaccinato allego copia di raccomandata all’ASL”, racconta la donna.

“Venerdì vengo diffidata dal portare mia figlia in asilo in quanto non ho compilato e firmato l’autodichiarazione da loro imposta dalla regione FVG. Documento assolutamente non conforme ai fini della legge che pertanto rifiuto di firmare. Chiedo che i dati personali vengano trattati solo dal dirigente scolastico come autorizzato dal Garante della Privacy”, scrive la donna evidenziando quello che a suo avviso è il tema centrale.

“Pertanto io oggi porto mia figlia all’asilo e, alla faccia della privacy, vengo fermata in corridoio dalla direttrice la quale mi dice che non posso lasciare la bambina perché altrimenti creerei difficoltà perché non può rimanere in asilo”, afferma nel lungo post pubblicato nella pagina in cui, tra i vari messaggi visibili a tutti, spicca anche uno slogan ‘no vax’: “Se c’è possibilità di danno, pretendo libertà di scelta”.

“La mia risposta è stata “Può, eccome se può”. Davanti all’ennesimo rifiuto chiamo i carabinieri che mi passano la polizia locale in quanto non avevano personale disponibile. Arriva il Comandante della polizia che prende atto della situazione precisando che lui può solo prendere atto di quanto accade e verbalizzarlo, ma mi invita a non lasciare in asilo la bambina. Chiamo un legale, è occupato, chiedo di essere richiamata. Nell’attesa mi viene intimato telefonicamente dalla presidente dell’asilo di lasciar lavorare la direttrice (ero nel suo ufficio)”, prosegue il post.

“Attendo, nel frattempo mi raggiunge E. per darmi sostegno. Giungono i carabinieri, non ho ben compreso da chi siano stati chiamati, il Maresciallo sostiene che effettivamente io ho presentato la documentazione richiesta dalla legge, ma non si spiega la mia difficoltà nel firmare l’autodichiarazione, constatando ampiamente che non sia conforme alla legge”, scrive ancora. “Perciò, siccome anche lui può solo verbalizzare, non può esprimersi in merito, ma io non posso lasciare la bambina in asilo. Veniamo fatte accomodare fuori, nel frattempo chiamo il legale che, visionati i miei documenti, sostiene che non c’è motivo per non accettare la bambina”.

“Rientriamo in ufficio e, la presidente scocciata ci dice che evidentemente a noi piace questa cosa. In poche parole io avrei dovuto tenermi a casa la bambina e prendermela con la regione in quanto ‘avendo un documento prodotto dal legale rappresentante che sostiene che non sei in regola quindi la bambina non può frequentare e tu ti presenti lo stesso assumi un atteggiamento di sfida nei confronti dell’asilo’ pertanto, visto che, nonostante io sia in regola con la legge, come anche scritto nella circolare ministeriale, ho dovuto portare a casa V. alle 13.00, tramite avvocato ho presentato una diffida legale. Tutto ciò con A. di neanche 2 anni al seguito. E domani -conclude- V. torna in asilo”.

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