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Educazione sessuale, come affrontare l’argomento con i bambini: i consigli dell’esperta

Educazione sessuale, come affrontare l’argomento con i bambini:

Educazione sessuale, come affrontare l’argomento con i bambini è un quesito che molti genitori si pongono. I dubbi aumentano soprattutto sul ‘come farlo’. L’edizione online del quotidiano ‘La Repubblica’ propone un interessante articolo della psicologa Anna Oliverio Ferraris, direttrice della rivista Psicologia contemporanea.

“Fin troppo presto i nostri figli smettono di essere dei bambini. Le prime cotte, i primi innamoramenti, le ragazze crescono e gli interessi cambiano. Il genitore si trova davanti a un compito importante. Parlare di sesso. Già, ma come farlo? Come affrontare l’argomento? Non è un compito che può essere trascurato, il nostro quotidiano, e il loro, è sommerso da immagini che richiamano la sfera sessuale e i bambini cominciano a “farsene un’idea” già molto presto. Lasciare che sia solo il rumore di fondo e internet a modellare la loro fantasia rischia di dare un’idea del sesso lontana dal reale, eccessivamente idealizzata. Sarebbe come imparare a riconoscere la realtà dai film di Superman.

•IL PARERE DELL’ESPERTA
Secondo la psicologa Anna Oliverio Ferraris, direttrice della rivista Psicologia contemporanea, i genitori sono ancora in una posizione di frontiera. “Non è ancora obbligatorio, in Italia un corso di educazione alla salute sessuale, come invece avviene in molti altri paesi occidentali. Per questo è necessario che il discorso sia affrontato in famiglia”. Non è mai troppo presto per cominciare a parlarne. In Danimarca consigliano alle famiglie di iniziare già verso i 4 anni, ma è naturale tenere in considerazione le necessità tipiche di ogni età. “Si può cominciare già prima che raggiungano l’età di andare a scuola, quando i bambini scoprono le differenze anatomiche tra maschi e femmine, si informano su dove erano prima di nascere e come sono venuti al mondo. Con i bambini piccoli è meglio adoperare termini vicini al loro linguaggio. A questa età – aggiunge la psicologa –  è importante che rispettino le differenze, abbiano un’immagine positiva del proprio corpo e ne apprezzino le funzioni. Devono imparare a distinguere le diverse emozioni, a parlare dei sentimenti e delle differenze tra comportamenti pubblici e privati. Via via che i ragazzi crescono le tematiche aumentano e il linguaggio può diventare più scientifico”.

• QUANDO PARLARNE
In casa, le occasioni per affrontare l’argomento non mancano. La vita quotidiana è pervasa da messaggi sessuali, a partire dalle pubblicità. “Tuttavia per molti genitori è difficile affrontare determinati temi. Alcuni possono trovarsi a loro agio nel parlare ai figli di 7-8 anni delle differenze tra corpo maschile e femminile, della gravidanza e della parità di genere, ma non sanno come rispondere a domande sulla sessualità degli adulti. Altri non hanno difficoltà nel parlare con i figli adolescenti delle mestruazioni, dell’innamoramento, dei sentimenti, ma si sentono a disagio nell’affrontare tematiche come la masturbazione, la prostituzione, gli anticoncezionali, la pornografia, l’omosessualità o l’Aids – osserva la psicologa – d’altro canto, i figli adolescenti possono avvertire come intrusivi quei genitori che invadono la loro intimità. Ecco allora che un terzo di rincalzo, uno specialista esterno alla famiglia e preparato a trattare questi argomenti consente al ragazzo di affrontare aspetti della sessualità su cui in casa si sorvola. Il “terzo” può essere il medico di famiglia, la ginecologa oppure la scuola. Quest’ultima ha il vantaggio di raggiungere tutti i ragazzi, anche quelli che non trovano in famiglia o presso un medico questo tipo di formazione”.

• DARE UN SENSO AGLI STIMOLI
Alcuni genitori hanno il timore che sdoganare determinati discorsi possa portare a un avvicinamento precoce dei giovani al sesso e incentivare l’adozione di stili di vita sregolati. Ma non è così. “Un discorso di educazione alla salute ben condotto serve a mettere ordine tra i numerosi messaggi e stimoli sessuali. Succede spesso che oggi un ragazzo abbia un ricco immaginario sessuale prima ancora di avere avuto esperienze dirette. Il facile accesso alla pornografia può dare a un ragazzino una visione deviata della sessualità, generare un’iper-erotizzazione ma anche insicurezze e false aspettative – mette in guardia – secondo i sessuologi sono sufficienti poche settimane di frequentazione di siti e materiale pornografico hard perché un ragazzino associ il sesso alla violenza, minimizzi lo stupro e pensi di non dover prendere precauzioni durante un rapporto sessuale”.

• LE VARIE SFACCETTATURE
Una buona educazione sessuale è un processo informativo più complesso. Non si tratta solo di rispondere a curiosità anatomiche ma di affrontare anche questioni più sentimentali. “Una buona educazione sessuale non consiste soltanto nell’apprendere una serie di informazioni anatomiche e tecniche, ma anche nel riflettere sugli impulsi, sul piacere e sui sentimenti propri e altrui, sulle conseguenze cui può dare origine l’atto sessuale, sulla relazione con il partner, su ciò che si trova sui social, adescatori compresi”.

• I SUGGERIMENTI
L’importanza del compito e la sensibilità del tema fanno sì che sia molto difficile decidersi ad affrontare finalmente l’argomento. Ferraris dà qualche suggerimento per affrontare l’ingrato compito. “La prima cosa è parlare degli argomenti su cui ci si sente sereni e delegare ad altri la comunicazione di temi che imbarazzano. Non è necessario fare confidenze sulla propria sessualità. Le famiglie possono anche spingere le scuole a dare il via a un progetto di educazione sessuale. Si può cominciare con il chiedere al Dirigente scolastico di organizzare un corso di educazione sessuale sentimentale per i ragazzi condotto da personale esperto””.

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