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Elezioni in Sardegna, si impone il centrodestra, resiste il Pd. Flop dei Cinque Stelle

Elezioni in Sardegna, l’approfondimento di BreveNews.Com:

Ormai è chiaro: in Italia è un momento storico che registra la netta e imperiosa avanzata del centrodestra. Due settimane dopo aver vinto in Abruzzo con Marco Marsilio, anche in Sardegna c’è l’affermazione del candidato della coalizione di centrodestra, Christian Solinas. Ad urne chiuse, con lo spoglio che sarebbe iniziato solo l’indomani mattina, si parlava di un testa a testa tra Solinas e il candidato del centrosinistra, Massimo Zedda. Si trattava di exit poll fallaci perché i dati reali, arrivati tantissime ore dopo l’inizio dello scrutinio, indicavano una forbice di quindici punti tra Solinas e Zedda con il risultato mai in discussione.

Nonostante la netta vittoria del centrodestra, la Lega non ha ripetuto il boom di due settimane fa in Abruzzo dove si era affermata come primo partito, mentre in Sardegna il Pd ha come premio di consolazione il fatto di essere la prima forza con il 13% dei consensi. Il crollo è quello dei Cinque Stelle, il cui candidato, Francesco Desogus, non è stato mai competitivo nella corsa verso la presidenza della Regione. Sebbene siano diverse le elezioni Politiche da quelle locali, nel giro di un anno, il M5s è passato in Sardegna dal 42% a meno del 10%, una crisi ininterrotta per una forza di governo che sembra ormai cannibalizzata dalla Lega.

Se qualche passo falso poteva rappresentare un campanello d’allarme, questa emorragia di consensi praticamente ovunque deve indurre l’area pentastellata a ricercare i motivi di questa disaffezione. Per quanto il voto nelle competizioni locali non scalfisca il governo nazionale, come si affrettano a ribadire i diretti interessati, è evidente come la Lega continui a crescere, trainando i vecchi alleati che ritornano attuali nei territori, mentre i Cinque Stelle arrancano vistosamente. La cosa peggiore da fare è minimizzare, far riferimento alle criticità delle leggi elettorali e alle “ammucchiate” delle coalizioni concorrenti, la sensazione è che i grillini siano stati capaci di intercettare il voto di protesta a livello nazionale ma non a radicarsi nei territori, dove gli elettori votano più le persone che i simboli.

Dal 4 marzo 2018, il centrodestra è assurto al potere in sei regioni (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Trentino- Alto Adige, Molise, Abruzzo e Sardegna), perdendo solo il Lazio, rimasto nelle mani del centrosinistra di Zingaretti, ma conquistando qualche mese prima la Sicilia. Con le vittorie del centrodestra nelle regioni, si ringalluzziscono anche Berlusconi e la Meloni, i quali suggeriscono a Salvini di staccare la spina al governo e di provare a raggiungere insieme la maggioranza nei due rami del Parlamento.

Ma, ogni volta, il leader della Lega e titolare del Viminale ricorda di aver sottoscritto un contratto di governo con i Cinque Stelle e la sua intenzione è di portarlo avanti per cinque anni. Le tornate locali non finiscono qui, perché il 24 marzo sarà il turno della Basilicata, poi a maggio, oltre al Piemonte, ci saranno nello stesso giorno le Europee, a quel punto si potrà trarre un bilancio generale, anche perché si è a ridosso del primo anno di vita del governo Conte.

Maurizio Longhi per BreveNews.Com

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