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Cronaca

Padova, accoltella la moglie e si impicca: i figli chiedono risarcimento danni

Padova, accoltella la moglie e si impicca:

Pietro Zaramella, 87 anni, di Montagnana (Padova), già nel 2014 aveva chiamato il 118 per la sua situazione. La moglie, infatti, era invalida al 100%, allettata e non autosufficiente. L’uomo aveva manifestato pensieri di omicidio-suicidio perché stanco di dover affrontare tanti problemi. L’anziano, viste le condizioni, resta ricoverato per tre settimane nel Centro di salute mentale fino a quando, il 28 gennaio, viene dimesso.

Per i medici l’uomo poteva tornarsene a casa, da sua moglie Edda Rossetto, 81 anni, malata gravemente. E invece, il 4 febbraio, appena una settimana dopo, l’anziano prende un grosso coltello, uccide la donna e chiama le forze dell’ordine: «L’ho ammazzata… perché è invalida e nessuno me la riconosce e la ricovera… l’ho ammazzata, l’ho ammazzata… e adesso mi ammazzo anche io”. Poi raggiunge un deposito attrezzi e si toglie la vita impiccandosi. Come riporta ‘Il Corriere della Sera’, “così ha messo in atto quei pensieri terribili che, soltanto 22 giorni, aveva confessato ai medici.

Per questa vicenda, vennero iscritti nel registro degli indagati due psichiatri dell’Usl, con l’ipotesi di omicidio. La domanda alla quale i magistrati cercarono di dare una risposta, è se i medici avessero sottovalutato le condizioni di Zaramella. Una delle posizioni fu presto archiviata, mentre l’altro specialista venne assolto tre anni e mezzo dopo.

Per il giudice aveva ragione il suo avvocato, quando diceva che «il rischio omicidio-suicidio nel paziente di certo non era prevedibile a breve e a medio termine». A confermarlo, anche il perito del tribunale: «Non si configura una condotta negligente che qualifichi come imprudente la decisione di dimettere il paziente… C’era stato un graduale e progressivo miglioramento del quadro clinico».

La storia di Zaramella, pareva destinata a finire così. E invece, a cinque anni dalla morte dei due coniugi, i figli fanno riaprire il caso, stavolta in sede civile. Con l’avvocato Matteo Mion hanno avviato una causa contro l’Usl 6: chiedono un risarcimento danni che, stando a una prima stima, supera i due milioni di euro”.

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