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Muore per infarto mentre fa sesso durante viaggio di lavoro: risarcito. La sentenza storica

Muore per infarto mentre fa sesso durante viaggio di lavoro e la famiglia viene risarcita grazie ad una sentenza destinata a far discutere

Muore per infarto mentre fa sesso durante viaggio di lavoro, ma per la Corte d’Appello di Parigi “Il sesso fa parte della normale vita quotidiana”. È la motivazione di una sentenza che i giudici hanno emesso e che è destinata a far discutere. La giuria ha infatti riconosciuto come “incidente sul lavoro”, la scappatella dell’ uomo, quindi meritevole delle tutele assicurative del caso.

Il manager francese in questione è stato colto da infarto mentre faceva sesso con una sconosciuta durante un viaggio di lavoro per conto della propria azienda. Il caso risale al 2013, la sentenza è del 29 maggio 2019 ma l’ intera vicenda, come riporta Tgcom24, è destinata a far discutere, è stata resa nota solo ora alla stampa. Al 21 febbraio 2013 risale la morte del signor Xavier (il cui cognome non è stato diffuso), tecnico che si trovava in viaggio d’affari nel dipartimento del Loiret, nel Nord-ovest della Francia.

Come riferisce il quotidiano online, “L’azienda non si riteneva coinvolta – La morte dell’uomo non è avvenuta durante l’orario di lavoro e nemmeno nello stesso albergo che gli era stato assegnato dall’azienda. Motivi per i quali il suo datore di lavoro non si riteneva in alcun modo responsabile né pensava di dover riconoscere delle tutele assicurative. Al punto che, durante l’udienza di primo grado del 13 giugno 2016, la società di costruzioni TSO (per cui lavorava il manager deceduto) aveva spiegato che “l’impiegato aveva coscientemente interrotto il suo viaggio di lavoro per una ragione di interesse personale, indipendente dal suo impiego”. Si era addirittura parlato di “relazione adultera con una perfetta sconosciuta”.

Il concetto del “tempo lavorativo” – La Corte d’Appello di Parigi, presso cui è arrivata la vicenda grazie alla tenacia della “Caisse primaire d’assurance maladie di Hainaut”, determinata a ottenere un indennizzo, la pensa assai diversamente. Secondo i giudici, infatti, il decesso è paragonabile, in tutto e per tutto, a un incidente sul lavoro. Il concetto di “lavoro” dovrebbe riferirsi all’orario durante il quale il manager era impegnato, appunto, a lavorare. Ma i giudici hanno spiegato che “in questo caso particolare, il dipendente era in viaggio di lavoro, la qual cosa include: il tempo di viaggio, il tempo lavorativo durante la giornata e quello di riposo durante il viaggio. Ciò vale anche per la notte in cui l’impiegato è costretto a stare lontano da casa propria”.

“Il sesso come parte delle attività quotidiane” – E ancora: “Durante l’intero periodo del viaggio d’affari, egli rimane sotto l’autorità del datore di lavoro fino a quando non dimostra di averlo interrotto per un’attività che non può essere considerata come parte della vita quotidiana”. E il sesso fa appunto parte delle attività della vita quotidiana. Inoltre il datore di lavoro non può risultare non coinvolto per il fatto che la morte dell’impiegato sia avvenuta in un altro hotel rispetto a quello che gli era stato riservato.

Il sito Euronews, che ha diffuso la notizia dopo aver avuto modo di consultare le carte del processo, ha detto di aver contattato l’azienda coinvolta per sapere se il manager deceduto fosse sposato (cose che non risultava spiegata nelle carte) senza tuttavia ottenere risposta”.

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