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Alessandro D’Ambrosi: “Così è nata l’idea Romolo+Giuly. Mi ispiro a 2 registi, a breve mio primo film”

Alessandro D’Ambrosi: “Così è nata l’idea Romolo+Giuly”, l’attore e autore romano si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘OFF’

Alessandro D’Ambrosi: “Così è nata l’idea Romolo+Giuly. Mi ispiro a 2 registi, a breve mio primo film”. L’attore e autore romano si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘OFF’, l’inserto de ‘Il Giornale’.

“Romolo Montacchi”, ma anche co-autore della fortunata serie targata Fox Italia. Come è nata l’idea?
“L’idea nasce insieme a Michele Bertini Malgarini e Giulio Carrieri, che è uno degli sceneggiatori di “Romolo + Giuly ”. Tre amici e collaboratori di lunga data per numerosi progetti. Non siamo delle web star. Ognuno di noi aveva un percorso registico, autoriale e attoriale diverso. Loro due sono di Roma Nord, io di Roma Sud. Nella Capitale si è sempre sentita questa rivalità ma nessuno l’aveva tradotta in un prodotto di largo consumo e siamo stati un po’ gli apripista con il nostro teaser, anche prima degli “Actual”. Abbiamo pensato che fosse un peccato non raccontare la guerra fratricida che avviene nella stessa città, megalopoli e metropoli, quasi un insieme di paesi e grandi regni. Volevamo tirare fuori un “Game of Thrones” di matrice shakespeariana, una sorta di parodia tra famiglie rivali concittadine. Da lì il passo è stato breve, l’amore travagliato per parlare in realtà del conflitto fra due culture diverse”.

C’è del teatrale in quello che dici…
“Come attore e autore ho fatto e continuo a fare molto teatro. Sarò in tournée con due spettacoli. Da novembre a gennaio ne “La cena delle belve”, per la regia di Virginia Acqua, e un cast meraviglioso di attori fra i quali Marianella Bargilli, Silvia Siravo, Maurizio Donadoni ed Emanuele Salce. Il testo francese è stato tradotto in Italiano da Vincenzo Cerami, è una commedia e allo stesso tempo un dramma. Nella seconda parte del prossimo anno sarò in scena con “Se devi dire una bugia dilla grossa” di Ray Cooney, con la produzione di Gianluca Ramazzotti, interprete principale di uno spettacolo efficace, rodato e molto ben scritto”.

In Italia per gli emergenti c’è ancora qualche difficoltà nel trovare una produzione che sposi i loro progetti…
“È la gravosa questione che tocca tutti quelli che iniziano da un punto di vista autoriale e registico. Si fa fatica a trovare spazio, ma è anche vero che negli ultimi anni è aumentato. E le orecchie pronte ad ascoltare nuove idee sperimentali sono sempre di più. Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare in prima battuta “Zerosix”, poi “Wildside” e successivamente Fox. Tutti e tre interpreti di una new wave, del coraggio di rischiare aprendosi alle giovani voci che hanno nuove modalità di raccontare la nostra società attraverso il grottesco, la satira e la comicità. Ma non è l’unico modo”.

Un avvenimento divertente e off di quando hai iniziato?
“Di aneddoti particolari e originali ce ne sono tanti. Fra tutti, ricordo quando abbiamo spento un collega in una piazza pubblica dove stavamo recitando in uno spettacolo classico e lui, che indossava una tunica, prese fuoco accanto ad un braciere. Ai miei esordi interpretavo “L’orso” di Anton Čechov, entrando improvvisamente,e d’accordo solo con il gestore del locale, nel  ristorante. Ma portavo con me la spada, gli stivali ed ero vestito da ufficiale russo. Così un giorno sono stato fermato dai poliziotti”.

Quali sono i tuoi autori cinematografici di riferimento?
“Come sceneggiatore ci sono sicuramente le influenze di Steven Spielberg e Tim Burton. Sto lavorando insieme alla mia socia, co-regista e co-autrice Santa De Santis all’uscita del mio primo film d’esordio, comedy di genere surreale-fantastico che ha come tema i fantasmi in una Roma burtoniana e crepuscolare”.

Sesso e amore come vanno?
“Molto bene, la mia fidanzata (Francesca Cortelazzo, ndr.) è una splendida ragazza che mi rende molto felice. E no, non è un’attrice”.

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