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Ambra Angiolini: “A mio figlio hanno quasi tagliato il lobo dell’orecchio. Social mettono vittime con spalle al muro”

Ambra Angiolini racconta del figlio a cui hanno quasi tagliato il lobo dell’orecchio. Lo fa in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Ambra Angiolini: “A mio figlio hanno quasi tagliato il lobo dell’orecchio. Social mettono vittime con spalle al muro”. L’attrice ne parla, tra le altre cose, in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Lei ha due figli, Iolanda, 16 anni, e Leo, 14. Sono mai stati vittime di bullismo?
«Sicuramente il tema del bullismo qualche notte insonne me l’ha fatta passare, mi riguarda come madre, ma non ho mai avuto con loro esperienza diretta nell’uno o nell’altro ruolo, di vittima o carnefice. E’ capitato che mio figlio difendesse qualche ragazzo tenuto ai margini, l’isolamento è una forma di bullismo. Mi sono sforzata di crescere piccoli guerrieri nascosti che sapessero all’occorrenza mettere a posto le cose».

Nessun episodio particolare, quindi?
«Solo una volta in cui a Leo hanno quasi tagliato il lobo dell’orecchio perché ha recuperato il giubbotto di un amico gettato nel cestino. Ho insegnato loro che devono occuparsi degli altri, anche mettendo in conto che questo possa avere delle conseguenze. Ma è l’unico modo che abbiamo per conservare la nostra umanità».

[…] Lei è mai stata vittima di bullismo?
«No, ma ricordo a scuola il disagio verso alcune forme di sopraffazione nei confronti di bambini che oggi definiremmo “autistici”. Le suore ci chiedevano un “fioretto”: rimanere in classe con loro. Come se fosse un atto di carità».

Ambra Angiolini, il figlio e l’episodio di bullismo

Che tipo di madre si considera?
«A cantiere aperto, sempre a mettere impalcature dove vedo il pericolo, e a buttarle giù dove non serve. Iolanda e Leo sono il mio Oscar alla carriera. Un premio che meriterebbe anche mio figlio, che tutti i giorni mi insegna ad avere a che fare con il maschile, con il diverso da me. Ho sempre considerato gli uomini come partner, con un figlio combatti, hai necessità di confronto. Non ti fa battere il cuore, te lo ruba».

Pensa che i social contribuiscano ad amplificare l’ampiezza del fenomeno?
«Hanno contribuito a mettere le vittime con le spalle al muro, circondandole non più solo fisicamente. C’è una maggiore esposizione. Credo che nel cyber-bullismo tanta responsabilità sia anche dalla parte di chi guarda. C’è una corresponsabilità tra chi posta: tranne le vittime nessuno è innocente. Anche guardare è una forma di colpevolezza».

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