Gigi Proietti sul Coronavirus e non solo, l’attore romano parla dei suoi giorni in quarantena in una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’
Gigi Proietti: “Coronavirus? In un certo senso ha esaudito un desiderio. Non sopporto leggere certi episodi…”. L’attore romano parla dei suoi giorni in quarantena in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come trascorre le sue giornate agli arresti domiciliari?
«Francamente avevo preventivato, già prima di questa emergenza, un periodo di riposo, perché avevo appena finito di girare un nuovo film: “Io sono Babbo Natale” di Edoardo Falcone, insieme a Marco Giallini. L’ho fatto con grande piacere ma finite le riprese sentivo la necessità di staccare i telefoni per starmene un po’ tranquillo».
Insomma, il coronavirus ha esaudito i suoi desideri?
«In un certo senso sì, anche se non immaginavo mi prendesse così alla lettera…».
Comincia a mancarle il rapporto con l’esterno, il contatto con gli altri?
«Oddio! Io non sono un grande frequentatore di feste, banchetti, aperitivi… non sono abituato ad abbracciare o baciare tutti quelli che incontro. Adesso, men che meno. C’è poco da scherzare in questa situazione, l’umore generale è di grande attesa…».
E di grande ansia…
«Certo. Però non è il caso di fare a cazzotti mentre si sta in fila al supermercato. Non mi piace sapere di persone che compiono azioni contro le regole e che poi se ne vantano, dicendo “ho fregato il Governo”. Eh no, perché freghiamo noi stessi. Se invece cerchiamo di stare calmi e di rispettare le disposizioni, il virus finisce prima. Però ovviamente capisco anche che uscire di casa e poter andare dove ti pare è importante psicologicamente. La limitazione della libertà è pesante, ma necessaria».
Gigi Proietti: “Coronavirus? Se i mesi in quarantena diventassero cinque…”
La convivenza forzata di persone che non vanno d’accordo è un’aggravante.
«Moglie e marito che litigano in tempi normali, certamente possono aggravare i contrasti, e infatti pare che le violenze domestiche siano aumentate. Tuttavia, mi piace pensare che potrebbe essere il contrario: magari, in una condizione coatta, i coniugi litigiosi fanno pace. Insomma, credo fermamente che si verificherà un profondo cambiamento e mi auguro, che alla fine di questa pandemia, non saremo più quelli di prima, speriamo in meglio».
Ma se la clausura dovesse prolungarsi?
«Ah bè… finora è trascorso un mese, se diventassero cinque, sia pure con il conforto del giardino, mica lo so che mi succederebbe. Finora il mio ménage domestico regge bene. Non usciamo nemmeno per fare la spesa, perché ce la facciamo portare a casa e a me, che ogni giorno leggo tanti giornali, l’edicolante li lascia sul cancello. Diciamo una cosa positiva».
Quale?
«Abbiamo più tempo per pensare, per riflettere su come vivere bene in una comunità. È tropo facile scaricare sugli altri le responsabilità, che invece sono di tutti noi cittadini. È una buona occasione per ragionare su cosa abbiamo sbagliato. Con questo non voglio dire che il virus ci ha invaso per colpa nostra, dico solo che forse abbiamo sbagliato qualcosa a monte di tutta questa vicenda. Invece di litiga’ dobbiamo ragiona’. Le polemiche tra i politici sono assolutamente dannose. Io amo la politica, ma questa non è politica».
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