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Spettacolo

Stefania Sandrelli: “Ho bisogno di lavorare per vivere e ho perso 3 lavori. Non vorrei dover bussare ai miei figli”

Stefania Sandrelli ha bisogno di lavorare per vivere, l’attrice non nasconde le preoccupazioni per il periodo di stop a causa del coronavirus

Stefania Sandrelli: “Ho bisogno di lavorare per vivere e ho perso 3 lavori. Non vorrei dover bussare ai miei figli”. L’attrice non nasconde le preoccupazioni per il periodo di stop a causa del coronavirus, ne parla in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘La Repubblica’, di cui vi proponiamo alcuni passaggi.

Come vive queste settimane?
«Tra alti e bassi. Sono una da testa per aria e piedi per terra, ma ora è difficile. Spero che quel che succede non sia vano, che ci indichi un futuro migliore».

Lei è sopravvissuta all’ Asiatica del 1956.
«Un ricordo brutto, l’ avevo quasi rimosso, mi è tornato in mente in questi giorni. Ci ammalammo tutti, mia madre, il mio patrigno, mio fratello e la domestica. Ci aiutava il medico di famiglia, un coraggioso, non c’ erano guanti e mascherine. Malgrado la febbre altissima e i mal di testa, facevamo i turni per i letti, la pulizia. Ci salvava l’ ironia da toscanacci, io e mio fratello scherzavamo dei nostri acciacchi. Oggi dico a figli e nipoti: sono qui viva e vegeta, per dare loro coraggio e speranza. È brutto vedere in tv la gente che soffre. Gli anziani mi sono sempre stati nel cuore, mamma raccontava che da bambina volevo portare a casa ogni vecchino incerto che incontravamo per strada».

Come passa il tempo?
«Ho tanti libri in un contenitore di rame. Sarebbe il momento migliore per leggerli ma a deconcentrarmi arriva la paura del virus. Temo per me, per la famiglia, per la gente che non riesce a mangiare. È terribile».

Cos’ ha imparato di nuovo?
«Vivo quasi tutta la giornata in tuta. Ne ho cinque ma a forza di metterle si sono scucite e ho imparato a fare rammendi da sarta, accomodo tutto, chiedo a Gianni (Soldati, il suo compagno, ndr) “ti si è tolto il bottone: te lo cucio?” Mi rilassa».

Stefania Sandrelli: “Ho bisogno di lavorare per vivere e ho perso 3 lavori…”

Cucina?
«Stuzzico. Ho scoperto le friselle, con i pomodori e l’ olio d’ oliva sono la mia cena. Sgranocchiarle mi dà gusto e un po’ di sfogo. A volte dico “Giovanni, non è che mi salta un dente?” Ho ancora tutti i miei…».

Le donne si ammalano meno degli uomini.
«Lo so perché seguo la meravigliosa scienziata Ilaria Capua, non è una di quei virologi che hanno bisogno di incutere terrore. È stata la prima a dire che per le donne è meno facile essere contagiate».

Cosa le manca di più?
«Le mie cinque meraviglie, i miei nipoti. Non sono tecnologica, avrò fatto quattro videochiamate in cui cerco di farli ridere, ballo, faccio la matta, un modo per prendere le distanze dalla paura. Non posso mettermi a frignare ma se vedo la mia nipotina, sei anni ad agosto, non riuscirei a trattenermi. Sento tutti i giorni mia figlia Amanda, la mia consolazione. Una gran donna, non so come riesca ad avere sempre la parola giusta per tutti».

In questi giorni pensa al passato o guarda al futuro?
«Mi vorrei preparare al futuro, faccio tutto in quest’ ottica. Mi informo ma poi mi costringo a staccare. Faccio la mia ballatina per muovermi un po’, il cd con il meglio di Paul Anka, canzoni che mi mandano in estasi. Canto a squarciagola con lui le mie preferite, Crying in the wind, Dont’ ever leave me, le vecchie Diana, You are my destiny su cui facevo pattinaggio da ragazzina».

Ama molto la sua casa.
«La mia tana. Mi spiacerebbe doverla cambiare: lei non ci crederà, ma io ho bisogno di lavorare per vivere. Per carità, non mi lamento, c’ è chi ha più bisogno. Ma non sono una adolescente, ho appena perso tre lavori. Ho due, ma proprio due risparmi per la vecchiaia, ancora lontana. Non vorrei dover bussare ai miei figli, sono sempre stata autonoma, amo mettere le buste con i soldini per i nipoti. Vorrei la tranquillità di una vita piacevole, con piccole gioie».

La prima cosa che farà quando si potrà uscire?
«Vorrei vedere la mia famiglia ma è dura perché so che non potrei abbracciarli, baciarli. Ecco, mi spiace che ora piango, ma non sono tristissima, è solo commozione. Prego perché trovino una cura. E poi vorrei tornare sul set. Perché dopo cento film la mia passione per il cinema è rimasta intatta».

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