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Sciarelli: “Chi l’ha visto?’ è tosto, a fine anno faccio una richiesta alla Rai. Una storia mi è rimasta dentro”

Federica Sciarelli su Chi l’ha visto? e non solo: l’intervista

Federica Sciarelli: “Chi l’ha visto?’ è tosto, a fine anno faccio una richiesta alla Rai. Una storia mi è rimasta dentro”. La conduttrice si racconta ai microfoni de ‘Il Fatto quotidiano’, in una lunga intervista di cui vi proponiamo alcuni passaggi.

La conduttrice è in libreria con ‘Trappole d’amore’, un libro sulle vittime di truffe online, affrontate da ‘Chi l’ha visto?. Come sono organizzati?
“Hanno vari livelli: iniziano i ragazzini, sono loro a inviare le richieste di amicizia sui social; poi quando il soggetto abbocca, entra in gioco un team più esperto e preparato a concludere le truffe. Iper strutturati. Per vacanza sono andata in Kenya, e lì ho capito il meccanismo: un tempo esisteva il turismo sessuale maschile, un processo molto basic, con l’uomo grasso e sudato, vicino a una donna giovane”. 

[…] C’è un livello culturale di chi subisce?
“È trasversale; c’è una psicologa che dopo aver scoperto la truffa è partita per la Nigeria spinta da un ragionamento: “Va bene, chi mi ha contattata non è un soldato americano, vedovo e con figli, comunque mi sono innamorata di lui”. E Lo ha trovato e portato in Italia; ma lei è riuscita a ribaltare la questione, mentre le storie finiscono male”.

In quante le scrivono?
“È un continuo, tutti i giorni riceviamo segnalazioni o persone che ci inviano foto accompagnate dal messaggio: “Per favore, mi fate capire se è una truffa o meno?”

Mettete il bollino.
“Marina Borrometi ha il compito di verificare e rispondere; in alcuni casi andiamo a cercare i soggetti che subiscono il furto del profilo e gli spieghiamo la situazione”.

Tipo?
“È successo a Maurizio Aiello (uno dei protagonisti di Un posto al sole): le sue foto sono state utilizzate in Francia”.

E Aiello?
“Alcune donne francesi lo hanno chiamato perché desideravano conoscerlo”.

Federica Sciarelli: “Chi l’ha visto?’ Una storia mi è rimasta dentro”.

Macchine da guerra, i clan.
“È una truffa che a loro costa pochissimo, per organizzarla basta un computer, Internet e un po’ di tempo a disposizione. E di tempo ne hanno tanto; (silenzio) mi rendo conto che noi di Chi l’ha visto? siamo un osservatorio sulla società”.

Mantenete il contatto.
“Questo filo con gli spettatori ci consente di capire cosa accade; (cambia tono di voce) chi scompare in questi giorni, in realtà, si è quasi sempre suicidato”.

Siete una comunità.
“Attualmente ci contattano per le tanti morti strane tra gli anziani”.

È perennemente immersa nelle sue storie.
“Quando lavoravo nella redazione politica del Tg3 gli argomenti erano certamente più allegri di Chi l’ha visto?; il problema è che se dai il tuo aiuto a un familiare, non è che poi giri le spalle e attacchi il telefono; recentemente, a causa di un dramma, una collega della redazione è stata un’ora al cellulare per ascoltare lo sfogo di una donna appena colpita da un lutto”.

Situazione tosta.
“(Tono semiserio) Ogni tanto, a fine stagione, chiedo di cambiare perché è un programma tosto e noi siamo delle spugne; in realtà ci credo fino in fondo”.

Riesce a non portarsi tutto ciò a casa?
“Siamo sempre connessi, con il lockdown si lavora più di prima”.

L’hanno descritta come una mamma apprensiva.
“Non è vero! È che quando mi intervistano alla fine piazzano sempre una domanda su mio figlio, e da lì esce un titolo forzato e frasi nelle quali neanche mi ritrovo”.

Federica Sciarelli: “Chi l’ha visto? È dura, In questi anni affrontate storie terribili”

Qual è la verità?
“In questi anni ho affrontato storie terribili come nel caso di Federico Aldrovandi: quando parli con sua madre, e ti racconta la notte della tragedia, lei che chiamava il figlio e il figlio non rispondeva perché già morto, sono immagini forti che ti restano dentro e si tramutano in cicatrici”.

Quindi?
“A mio figlio raccomando: “Esci tranquillo, ma se fai tardi manda un messaggio, così se mi sveglio non mi agito””.

Non è ansiosa.
“A tredici anni avevo già il motorino.E andava alle manifestazioni. Frequentavo una scuola definita “rossa”, ed ero in classe con Giorgiana Masi (uccisa il 12 maggio 1977): la sua morte ci ha segnati per sempre e in quel periodo, ogni settimana, veniva organizzata una manifestazione; (sorride) sono scesa talmente tante volte in piazza per Valpreda, che mi avrebbe dovuto omaggiare di un monumento”.

Però
“Era interessante, era un modo di discutere, di stare in mezzo agli altri, di aprire la mente; anni fa incontro la mia professoressa di Lettere del liceo, ero convinta che mi avrebbe attaccato, della serie “non ne potevo più di voi”; al contrario mi ha sorriso: “Bei tempi i vostri, adesso gli studenti hanno la testa piegata sul cellulare, non ti guardano, non protestano. È un piattume””.

Era rappresentante d’istituto?
“Non c’erano quei ruoli”.

Però secchiona.
“Diplomata con 60”.

È arrivata seconda al concorso Rai.
“Avevo vent’anni e partecipai al bando per l’avviamento alla carriera giornalistica; con me altri diecimila partecipanti”.

Chi è il primo?
“Dario Laruffa del Tg2, ogni volta che lo incontro gli ricordo il primato; comunque allora era complicato entrare in Rai, utilizzavano solo la chiamata diretta, con la politica che lottizzava, e noi del concorso rappresentavamo qualcosa di anomalo, contrastavamo la spartizione. (sorride) Che succede? Anche nei concorsi conta la fortuna: nel questionario mi capitò una domanda dedicata all’ hockey su prato, e credo di essere stata l’ unica a rispondere: giocavo a hockey”.

Federica Sciarelli: “Chi l’ha visto? È dura, siamo spugne. Scaramanzia? Sono di origini napoletane”

Come è finita la storia del concorso?
“Per un anno ho lavorato in varie redazioni, anche a Napoli, Firenze e al Tg1 dove ho conosciuto un Enrico Mentana praticante; lo stipendio era di 250 mila lire al mese, nonostante le trasferte E allora? Dopo un anno gli altri borsisti hanno organizzato una lotta per l’ assunzione e insieme al sindacato; io nel frattempo mi sentivo offesa dal trattamento ricevuto, e mi iscrissi a un concorso per il Senato: mi presero all’ ufficio delle informazioni parlamentari”.

[…] Falce e martello l’affascinavano?
“Sono sempre stata di sinistra, la mia famiglia no, però oggi sorrido alla me quindicenne che credeva nella rivoluzione; adesso credo che se una persona è perbene lo è a prescindere dal voto”.

Dal Tg3 a Chi l’ ha visto? è diventata fonte di gossip.
“Mi ha sempre dato fastidio, e non vado da nessuna parte, nessuna festa, sono riservata”.

La fermano spesso?
“Mah, normale, come accade a tanti; e poi giro in tuta, con il cane e il mollettone sulla testa”.

Niente aperitivi.
“Macché! Ripeto: non sono mondana, sono una giornalista”.

Minacce?
“Le ho messe nel conto; qualcosa è arrivato soprattutto dopo l’ inchiesta sulla Banda della Magliana e le interviste ai superstiti di quel clan, tanto da volermi mettere sotto sorveglianza. Ma Ho fatto mia una frase di Nino Mancini (uno degli ex boss della Magliana): “È meglio morire sparati che in ospedale”.

[…] Altri suoi colleghi hanno cambiato la loro tipologia di contratto e ottenuto stipendi sopra la media. Lei come è inquadrata?
“Sono orgogliosamente dipendente della Rai e non ho neanche l’agente”.

Un suo vizio.
“Lo sport”.

Scaramanzia.
“Sono di origine napoletana”.

Cattolica?
“La mia famiglia sì, io solo rispettosa”.

Lei chi è?
“Una persona normale”.

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