Silvia Romano convertita e non solo: il racconto della prigionia ai pm
Silvia Romano: “Convertita grazie al Corano. Non sono stata costretta a fare nulla”. La giovane parla ai pm descrivendo i dettagli dei diciassette mesi di prigionia. Di seguito le parole della giovane ai giudici riportate da ‘Il Corriere della Sera’.
I primi giorni terribili. «Ero disperata, piangevo sempre. Il primo mese è stato terribile». Poi piano piano si tranquillizza. «Mi hanno detto che non mi avrebbero fatto del male, che mi avrebbero trattata bene. Ho chiesto di avere un quaderno, sapevo che mi avrebbe aiutata». «Stavo sempre in una stanza da sola, dormivo per terra su alcuni teli. Non mi hanno picchiata e non ho mai subito violenza».
La prigionia: «Stavo sempre in una stanza da sola, dormivo per terra su alcuni teli. Non mi hanno picchiata e non ho mai subito violenza. Non sono stata costretta a fare nulla. Mi davano da mangiare e quando entravano nella stanza i sequestratori avevano sempre il viso coperto. Parlavano in una lingua che non conosco, credo in dialetto». «Uno di loro, solo uno, parlava un po’ di inglese. Gli ho chiesto dei libri e poi ho chiesto di avere anche il Corano».
È in questo momento che inizia, probabilmente, il suo percorso di conversione. «Sono sempre stata chiusa nelle stanze. Leggevo e scrivevo. Ero certamente nei villaggi, più volte al giorno sentivo il muezzin che richiamava i fedeli per la preghiera. Leggevo il Corano, pregavo. La mia riflessione è stata lunga e alla fine è diventata una decisione».
«Durante la prigionia ho girato tre video». «Venivo spostata ogni tre, quattro mesi, ci muovevamo a piedi o in macchina. Trasferimenti lunghi, faticosi». «Non ho mai visto donne, soltanto quegli uomini che mi tenevano prigioniera». Di riscatto dice di non aver mai sentito parlare «ma avevo capito che volevano soldi».
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