Home » Paola Gassman: “Mio padre all’estero si vergognava di essere italiano. Vi svelo i suoi segreti”
Spettacolo

Paola Gassman: “Mio padre all’estero si vergognava di essere italiano. Vi svelo i suoi segreti”

Paola Gassman sul padre, l’attrice figlia d’arte racconta il celebre papà rivelando alcuni retroscena in una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’

Paola Gassman: “Mio padre all’estero si vergognava di essere italiano. Vi svelo i suoi segreti”. L’attrice figlia d’arte racconta il celebre papà rivelando alcuni retroscena in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Quattro figli con quattro donne diverse: è stato un padre presente?
«Io sono il frutto di un incidente di percorso, i miei genitori erano giovanissimi. Si sono separati nella mia prima infanzia e sono cresciuta con mia madre (Nora Ricci ndr), papà iniziava la carriera e non sapeva bene come gestirmi: da piccola mi dava gran pizzicotti per farmi capire che mi voleva bene. Ci siamo riavvicinati quando ho iniziato a condividere la sua professione, però all’inizio ero una sessantottina ribelle e lo contestavo».

Poi hanno cominciato ad arrivare i fratelli.
«Non proprio fratelli in senso canonico. Di mia sorella Vittoria, seppi della sua nascita in America dalla radio. L’ho conosciuta quando era più grandicella: tra noi un grande affetto. Anche l’unione tra papà e sua madre, Shelley Winters, è durata poco: l’attrice americana era molto gelosa e, pare, che una volta lo abbia minacciato con un paio di forbici per un suo tradimento. Quando è nato Alessandro avevo vent’anni, più che una sorella potrei esserne la zia. Infine, la nascita di Jacopo è stata il massimo. Quando papà mi disse che aspettavano questo bimbo, mio marito (Ugo Pagliai ndr) fu lapidario: “Va bene che tu aspetti un fratello, ma il colmo è che io aspetto un cognato”. Nonostante le distanze anagrafiche, mio padre è stato bravo ad amministrarci: tra fratelli ci vogliamo bene, ridiamo dei suoi difetti».

Paola Gassman: “Mio padre odiava la menzogna”

Quali i difetti, quali i pregi?
«Egocentrico, come tutti noi attori. Non aveva pazienza, era intransigente. Quando recitavamo insieme in O Cesare o nessuno, ci rimproverava anche in pubblico, ci prendeva in giro, ci tirava oggetti addosso, ci trattava così male che facemmo un documento in cui chiedevamo “incolumità fisica e morale”. I pregi, rigore e serietà: detestava la routine, diceva che la nostra non è una professione da impiegati. E pur essendo buono, a volte preferiva essere cattivo, per dire la verità a fin di bene. Odiava la menzogna».

In quale di voi figli, si è più riconosciuto?
«Nei due maschi. In Alessandro rivedeva sé stesso: lo ha scaraventato in scena e, essendo ancora un padre giovane, ne ha seguito il tirocinio. Jacopo, più intellettuale, gli dava molte soddisfazioni scolastiche, però papà era preoccupato perché lo ha avuto in là con l’età, si sentiva più nonno che padre e sapeva che non gli restavano tantissimi anni per seguirne la crescita. Ammirava noi femmine: Vittoria, l’americana, la considerava un po’ misteriosa, ne era affascinato perché era emancipata, spregiudicata; io sono più concreta e, col passare degli anni, nel suo immaginario ho un po’ sostituito la figura di una madre».

Paola Gassman: “Mio padre voleva apparire mattatore”

Tanto diversi, eppure quasi tutti avete seguito le sue orme: vi ha incoraggiati?
«Non ci ha scoraggiati: considerava questo mestiere il più bello del mondo, nel rito del teatro tutto era meraviglioso per lui, persino l’intervallo. Il suo insegnamento era di non accontentarsi mai, di fare sempre meglio. Anche se sosteneva che la scena italiana è sgrammaticata, soffre di ignoranza, tanto che, quando andava all’estero, affermava di vergognarsi di essere italiano e precisava subito, agli stranieri, che era figlio di un tedesco».

Però all’estero, forse, non ha avuto il giusto riconoscimento che meritava?
«Quando è andato negli Stati Uniti, era intollerante al sistema hollywoodiano, ammetteva che, per colpa sua, non era diventato famoso. Però non era invidioso di chi lo era diventato».

[…] A volte diceva di essere un perdente: era sincero?
«Voleva apparire “mattatore”, ma dentro sentiva un grumo di fragilità. Sin da piccolo era introverso, timido, poi sonnambulo, poi… la depressione: trascorreva giornate intere seduto a fissare il muro. In quel periodo, si è aggrappato anche alla religione. Temeva la morte, diceva: Dio ha commesso due errori, farci morire e distribuire il talento a casaccio».

Seguici anche su Facebook. Clicca qui per diventare fan della nostra pagina ufficiale 

Leggi anche:
‘ndrangheta, blitz a Reggio Calabria: arrestato il compagno di Silvia Provvedi e altre 20 persone

Morto Alfredo Biondi, addio all’ex ministro della Giustizia di Berlusconi. Il cordoglio di Forza Italia

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com