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Spettacolo

Lello Arena: “Faccia comica? Ringrazio due persone. Ecco perché mi sono allontanato dalla Tv”

Lello Arena e la faccia comica, l’intervista a sorrisi.com

Lello Arena: “Faccia comica? Ringrazio due persone. Ecco perché mi sono allontanato dalla Tv”. L’attore napoletano si racconta con autoironia tra passato e presente in una intervista rilasciata ai microfoni di sorrisi.com. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

A chi deve dire grazie per la sua faccia da comico?
«Ai miei genitori, non solo per un fatto genetico. Erano due straordinari clown naturali che hanno trascorso la vita impegnandosi a far divertire gli altri. Si organizzavano le feste per poterli avere come ospiti. Meno male che non facevano parte del mondo dello spettacolo, altrimenti mi sarei dovuto scontrare con due mostri…».

Da anni fa l’autore per altri comici di “Made in Sud”. Cosa l’ha convinta a salire sul palco insieme con Paolo Caiazzo per il siparietto dei due vecchietti sulla panchina?
«Questa gag l’avevamo sperimentata in uno spettacolo di Paolo al teatro Augusteo di Napoli anche se lui utilizzava soltanto la mia voce fuori campo. In quella circostanza gli esiti furono felici. Il produttore Nando Mormone qualche mese fa mi ha chiesto se avessi voglia di fare sei puntate a “Made in Sud” e ho accettato».

Nelle gag comiche il distanziamento è penalizzante?
«Innanzitutto mancano i boati del pubblico in sala. Siamo una banda di 50 attori abituati a stare uno addosso all’altro (sorride). Talvolta chiudiamo la porta e ci abbracciamo in modo clandestino perché non si può negare una consuetudine di anni e di affetti… Scherzi a parte, questo gruppo dimostra che si può lavorare senza ammalarsi. Il danno peggiore sarebbe stato non realizzare un’edizione post Covid. Se due milioni e mezzo vedono lo spettacolo è sintomatico del bisogno di evasione. Siamo stati per giorni e giorni ad aspettare il bollettino delle 18 con cui la Protezione civile ci aggiornava sul numero delle vittime del coronavirus. Ora la gente ha bisogno di evadere».

Dopo un periodo di grande ribalta televisiva, si è poi allontanato dal piccolo schermo. Perché?
«Con l’età si preferisce lavorare con persone di talento. C’è una televisione nella quale non mi rivedo. Mentre apprezzo molto i programmi garbati di Fabio Fazio. Accetto sempre volentieri l’invito degli amici di “Propaganda Live”. Ho rifiutato ruoli perché non erano nelle mie corde. Ragiono da spettatore di me stesso e questo mi fa essere critico».

Come è cambiato il modo di far ridere in tv e al cinema?
«Non è cambiato. In una sala, davanti all’interpretazione drammatica di un attore, non sai quali emozioni prova il tuo vicino di posto. Se invece un comico sbaglia battuta, è una tragedia. Ho incontrato mostri del cinema e ho alle spalle una partenza clamorosa con un gigante come Massimo Troisi».

Al di là della retorica, qual è la vera eredità artistica e umana che Troisi ci ha lasciato?
«Purtroppo le eredità non si lasciano. Resta solo quello che lui ha fatto negli anni in cui ha vissuto. Questo vale per Totò, De Filippo e altri. Il mio grande rimpianto è che non sono mai riuscito a sentirmi a mio agio con nessun altro così come accadeva con Massimo. Sento sempre e forte la sua mancanza».

Eravate molto legati. Le capita di sognarlo?
«Spesso. E sempre in occasioni in cui mi prende in giro e mi stuzzica. Come faceva, nella realtà, insieme con Renzo Arbore. Ero il loro gioco preferito».

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