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Barbara Alberti: “Al Gf ero imbottita di psicofarmaci. Amore? Con le donne mi diverto di più. Mio figlio abbandonato…”

Barbara Alberti al Gf imbottita di psicofarmaci, è la stessa scrittrice a rivelarlo, a ‘Il Corriere della Sera’

Barbara Alberti: “Al Gf ero imbottita di psicofarmaci. Amore? Con le donne mi diverto di più. Mio figlio abbandonato…”. La scrittrice si confessa a ‘Il Corriere della Sera’ rilasciando una lunga intervista di cui vi proponiamo alcuni passaggi.

Mi parli di Barbara Alberti.
«Scrivo per non pensare, altrimenti mi sparerei. La gente è disperata perché in questa civiltà dell’ego sfrenato, dominata dai social, si concentra su sé stessa».

Ma perché dovrebbe spararsi, scusi?
«Per la mia pochezza infinita. Ho avuto una bellissima infanzia schizofrenica. A 6 anni vidi che la penna scriveva. Avevo trovato la via di uscita. La nonna materna ad Assisi ci menava con il rosario, per lei tutto era peccato: la risata, l’altalena, l’orlo delle mutandine. I nonni toscani, anarchici, vivevano di opere liriche».

[…] In «Riprendetevi la faccia» ha criticato il ricorso al botulino contro le rughe.
«Non ho niente contro il lifting, finché non lo rendono obbligatorio. Ho calcolato che, per quanto brutta fossi diventata, non sarei mai stata così orrenda come da rifatta. Hanno abolito la parola vecchio. Ai miei tempi era un titolo d’onore».

Che cosa ha cercato di più nella vita?
«La felicità: essere amata e amare. E la libertà, che è l’anagramma del mio cognome. Siamo stati giovani molto fortunati, non come voi venuti dopo. Pensavamo di poter cambiare il mondo. Non c’erano i cellulari, la famiglia non ci sorvegliava. Giravi l’angolo e stavi a Calcutta. I genitori non avevano sui figli l’imperio atroce di oggi. Come fai a crescere se la mamma ti telefona ogni 30 secondi?».

Barbara Alberti: “Al Gf ero imbottita di psicofarmaci. Pudore? Una prudenza celestiale…”

[…] Davvero mentre scriveva «Vangelo secondo Maria» restò casta per otto mesi?
«Non ricordo i tempi. Avevo intorno un’aura e non volevo che si sciupasse. Sono le mani che scrivono, non la testa».

Che cos’è il pudore, secondo lei?
«Una prudenza celestiale».

Peggio la quarantena da Covid-19 o quella nel «Grande fratello Vip»?
«In tv mi sono divertita in modo indecente. Reduce da un’aggressione, ero sotto shock. Sono andata lì imbottita di Lexotan. In una notte ho scordato tutto».

Il miglior compagno di segregazione?
«Rita Rusic. Con lei nella casa c’era famiglia. E anche la vincitrice, Paola Di Benedetto. Non sapevo nulla degli influencer. Il mio mondo è antico, ho il Nokia».

Ha guadagnato bene, almeno?
«Il denaro è stato un movente. Ho un rapporto disastroso con i soldi».

Pronunciò un motto cinico: «Prendete ai poveri. Hanno poco ma sono tanti».
«Un proverbio cinese. È lo stile di tutti i governi. Pensi solo alle tasse in Italia».

È mai stata povera?
«Continuamente. Vengo dalla retorica del ’68. Per non essere come i nostri genitori borghesi, non abbiamo mai fatto i conti. Ci staccavano la luce e ridevamo. Un Natale mangiammo i fagioli della tombola, non c’era altro. Temo che Malcom non l’abbia vissuta bene, questa cosa. Poi con mio marito si buttava giù una sceneggiatura e diventavamo ricchi per sei mesi. Gli amici si fermavano da noi a Roma anche per tre anni. Devo tutto a un droghiere di via Anapo, Virgilio Virgili, che ci ha sempre sfamati».

Barbara Alberti: “Al Gf ero imbottita di psicofarmaci. Mio figlio? Credevamo che giocasse con la Playstation e invece…”

Malcom è diventato giornalista.
«È stato un bimbo abbandonato. Credevamo che giocasse con la Playstation. Il giorno che andò a studiare a Bologna trovammo in camera sette faldoni di scritti suoi, tipo vite dei santi. Non ce lo aveva mai detto. Non si fidava di noi».

Odia Roma dall’età di 15 anni. Perché?
«Da quando ci arrivai. Milano è una città mistica, ha l’anima, come San Pietroburgo. Invece Roma mi ricorda una frase di Theodor Adorno: “Volgarità è essere dalla parte della propria degradazione”. I romani arrivano con un’ora di ritardo esibendo un sorriso compiaciuto, sfottono le vecchie per strada, hanno l’insulto per la donna sempre pronto».

Si fida poco degli uomini o sbaglio?
«Per natura mi fido di tutti. Sono un cane. Incontro qualcuno e scodinzolo, gli faccio le feste. Ho scoperto che statisticamente conviene. Al massimo prendi una fregatura ogni mille».

Rivelò d’aver avuto amori lesbici.
«M’innamoro degli occhi, il resto viene dopo. Il fascino non c’entra con il sesso. M’innamoro di chiunque. Con le donne mi diverto di più. Non hanno il problema dell’erezione, una prova tremenda. Siamo libere, non dobbiamo dimostrare niente a nessuno. Nei maschi il fallo è la clessidra della loro vitalità, da quando si accorgono di averlo fino alla morte».

Barbara Alberti: “Al Gf imbottita di psicofarmaci. Mio figlio un bambino abbandonato…”

[…] Ha affermato che «il matrimonio è un’istituzione basata sulle corna».
«Era una battuta. Però vera. Ho sposato Amedeo Pagani due volte: a Londra per far felice mio padre e nell’abbazia di Casamari per soddisfare sua madre, dopo un fidanzamento con 300 invitati alla Casina Valadier, dove mi presentai rapata a zero. Era bellissimo. A 18 anni si vestiva dal sarto. Veniva ai cortei studenteschi in giacca e cravatta di seta e mi diceva: “Sta’ vicino a me, così la polizia non ti mena perché mi scambia per un fascista”. Oggi lo considero il mio maestro».

[…] Ha amato alla follia Vittorio Sgarbi.
«È stato la mia musa. Ho scritto un’autobiografia come se fosse sua. Sull’arca del diluvio da Covid ho imbarcato lui e il filosofo Giorgio Agamben, gli unici che non si sono piegati al pensiero unico».

[…] Ha paura della morte?
«Moltissimo. Mi fa incazzare. Invidio i cattolici veri. Per loro sarà solo l’inizio. Vorrei tanto credere in Dio. Invece so che non potrò rivedere i miei morti e i miei vivi. Aveva ragione Alberto Moravia: “Tanta fatica per imparare l’inglese, e poi, tac!, fine”. Ho capito come avrei dovuto amare mia madre solo 20 anni dopo che se n’era andata. Non siamo mai a posto con i morti. Mai, mai, mai».

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