Sonia Bruganelli sul Coronavirus e l’odio social: l’intervista a ‘Libero quotidiano’
Sonia Bruganelli: “Coronavirus ha aumentato odio, se prendo l’aereo privato c’è un motivo”. La moglie di Paolo Bonolis parla di odio social e non solo in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Libero quotidiano’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Durante il Covid si diceva: ne usciremo migliori. Ma a giudicare dagli odiatori che ancora la attaccano, lei ne è convinta?
«No. Le cose che rendono migliori penso siano quelle che accadono singolarmente. Già durante la pandemia, io e Paolo avevamo capito che certe disposizioni umane non cambieranno mai. Insultare è uno sfogo, non sappiamo chi ci sia dietro, ma certo andrebbe analizzato psicologicamente. Sono maschere che si indossano. Poi magari sono solo ragazzini» .
Qualche insulto l’ha mai ferita davvero?
«Perché una cosa mi colpisca, deve uscire dalla bocca di qualcuno che stimo. Se non so chi ci sia dietro, no».
L’odio sociale crede sia aumentato con il divario che la situazione economica ha generato dopo il coronavirus?
«Penso di sì. Con uno dei miei format cerchiamo di aiutare, dando visibilità gratuita, piccole aziende italiane, provando a riaprire il mercato. Non vivo chiusa nel mio mondo e me ne frego. Nemmeno Paolo. I nostri figli fanno una vita normale. Se prendo l’aereo privato è perché me lo posso permettere e facilita alcune dinamiche famigliari. Se non è l’aereo attaccano la borsa o l’anello. Pazienza».
Quest’anno farà le vacanze in Italia per aiutare il Paese?
«Sì, stiamo in Toscana, più che altro per tranquillità. Ci dispiace per certo qualunquismo: “Non andate in Francia, in Spagna”. Ci sono tanti imprenditori italiani che hanno investito in quei Paesi e all’estero, e che ora stanno perdendo molto» .
Suo marito Paolo Bonolis è sempre stato meno social di lei. Discussioni?
«No, la vita è un’altra cosa. Diciamo che Paolo ha un Nokia che prende sì e no, il suo profilo non lo gestisce lui e nel periodo in cui tutto era fermo ha ceduto a qualche diretta: altro non si poteva fare».
Da donna imprenditrice, ha mai notato maschilismo?
«Direi di sì, ma non mi ha mai afflitto. Nemmeno prima di conoscere Paolo: studiavo, lavoravo, facevo fotoromanzi, non homai vissuto questa differenza di trattamento. E un certo femminismo sempre arrabbiato non mi rappresenta, poi certo…».
Cosa?
«La donna è più portata a scegliere: se lavorare sodo fino ai trenta anni e poi pensare a una famiglia, se fare un solo figlio per conciliare le due dimensioni. Questo ha generato probabilmente la presenza di più uomini nelle posizioni di potere. Tutto questo è vero ovunque: non solo in tv».
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