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Anna Foglietta: “Stavo per fare altro poi è arrivata quella proposta. Mio marito? Una chat Facebook fondamentale…”

Anna Foglietta si racconta in una intervista a ‘Io Donna’

Anna Foglietta: “Stavo per fare altro poi è arrivata quella proposta. Mio marito? Una chat Facebook fondamentale…”. L’attrice si racconta ripercorrendo alcune tappe della sua vita privata e professionale in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Come sono i suoi genitori?
“Molto simpatici. Papà è un melomane che mi portava all’opera durante le domeniche gratuite, e a passeggiare per Roma mostrandomi le strade, le chiese. Mamma, da vera napoletana, ha una simpatia e una vena comunicativa teatrali e ha sempre lo sguardo rivolto verso chi sta peggio, ma ha anche incoraggiato me e mio fratello a frequentare ambienti dove c’erano più stimoli rispetto al nostro”.

In un monologo ha detto di amare le donne anche grazie alla sua famiglia “al femminile”.
“Sì, mia madre e le mie zie erano come le tre sorelle di Cechov, arrivate a Roma giovanissime, a inizio anni ’60, e cresciute insieme. La maggiore, zia Anna, che non si è mai sposata, è stata per me una seconda mamma: pur non avendo un soldo, mi portava a prendere la cioccolata calda in Via Veneto in taxi, e ogni anno a settembre offriva a noi nipoti e alle sorelle una vacanza, rigorosamente senza mariti, a Ischia. Ricordo le cicale e le grandi risate fra donne come sensazioni estive bellissime. Un gineceo fiero, di grande vitalità, e senza un briciolo di autocommiserazione”.

Com’è stata la sua adolescenza?
“Irrequieta: mordevo la vita, curiosa e in costante conflitto con i miei genitori, la cui semplicità cozzava con la mia partecipazione sociale, politica e culturale. Andavo a leggermi le poesie di Keats sulla sua tomba, al cimitero degli inglesi di Testaccio, e mi presentavo al botteghino del teatro Argentina dicendo: ‘Sono una studentessa, non posso pagare ma vorrei tanto assistere allo spettacolo, se vi avanzano biglietti'”.

Anna Foglietta si racconta

Che studi ha fatto?
“Il liceo classico Socrate con un insegnante, Pietro Gallina, che oggi ha aperto un istituto culturale in una favela brasiliana e che allora ha dato a noi studenti opportunità incredibili: a 15 anni ci faceva ascoltare Wagner e Offenbach, ci portava a vedere la Salomè di Carmelo Bene. Non sono mai stata una studentessa modello, ma ho vissuto in maniera bohémienne”.

Quando è avvenuto l’incontro con la recitazione?
“Intorno ai vent’anni ho capito che non avrei potuto fare a meno di esprimermi su un palcoscenico. Poi, attraverso gli studi al Dams, mi sono innamorata del cinema e ho scoperto il mio linguaggio. Ma mi ero data una scadenza: se a 25 anni non ce l’avessi fatta mi sarei dedicata ad altro. Invece sono entrata nel cast di La squadra, una formidabile palestra”.

Come ha incontrato suo marito, il consulente finanziario Paolo Sopranzetti?
“Io avevo 15 anni e lui 17, la prima persona che ho adocchiato sulle scale del Socrate, anche perché è bellissimo, ma al liceo non ci siamo mai parlati. Poi lui è andato a vivere in un’altra città. Dopo 17 anni mi ha vista in Solo un padre e mi ha scritto su Facebook, confessando che aveva pensato a me ogni giorno e che sapeva dentro di sé che eravamo legati da qualcosa di profondo. Ci siamo incontrati e innamorati, un anno dopo sposati, e poi è nata la nostra famiglia (i figli Lorenzo, Nora e Giulio, di 9, 7 e 5 anni, ndr). Oggi siamo più innamorati di prima”.

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