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Myrta Merlino: “Tardelli mi ha addolcita. Mamma uccisa dalla malattia. Quello schiaffo al ministro francese”

Myrta Merlino su Tardelli e non solo, l’intervista a ‘Il Giornale’

Myrta Merlino: “Tardelli mi ha addolcita. Mamma uccisa dalla malattia. Quello schiaffo al ministro francese”. La giornalista e conduttrice si racconta tra carriera e vita privata in una intervista rilasciata a ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Dunque, Myrta, per un momento accantoniamo politica ed economia: quanto ti ha cambiata la relazione con Tardelli?
«Molto. Lui mi ha permesso di abbassare le difese, di lasciarmi andare. Ho passato gran parte della mia vita a correre, studiare, lavorare, costruirmi una carriera, fare la moglie e la madre. Ho avuto due gemelli (Pietro e Giulio, 23 anni) quando ero molto giovane. Con lui mi sono fermata, tranquillizzata e mi sono ripresa quello che non ho potuto avere a vent’anni».

Forse è più facile quando si è raggiunta una certa maturità
«Certo. Lui è una persone risolta. E pure io. Mi è capitato di incontrare uomini che facevano fatica a stare con una donna ingombrante come me, che ha un ruolo pubblico, che si comporta da capofamiglia. Invece tra noi questo problema non esiste, non c’è rivalità. Mi ha addolcita, mi accetta per quella che sono, con lui posso essere me stessa, Myrta e basta».

Ma da dove viene il nomignolo «straccio felice», non proprio romantico?
«Che ridere Nei primi tempi, era il 2016, ci incontravamo di notte, verso l’una e trenta, quando lui finiva di partecipare ai programmi sugli Europei, io invece mi dovevo alzare alle 7 per andare in studio. E lui mi diceva: «Amore sei uno straccio Invece a dare il soprannome a lui è stata una mia amica: la prima sera che ci ha visti insieme mi ha detto: Ha proprio gli occhi da triglia innamorata».

Myrta Merlino: “Tardelli? All’inizio è stata dura, poi…””

All’inizio è stato difficile
«Due persone famose, cinque figli (tre miei e due di Marco) da preservare, relazioni precedenti di cui tenere conto: non volevamo nasconderci, ma tenere tutto sotto traccia, per cui ci sono rimasta male quando si sono scatenati i giornali scandalistici. Ora siamo una grande famiglia allargata. Comunque, per Marco non è stato difficile conquistare il cuore dei miei due gemelli, tifosi sfegatati, benché romanisti Stella Pende, madre di Nicola, secondogenito di Marco, e mia cara amica, ricorda che quando stava con lei non era così dolce, dice che ora è diventato un agnellino».

Durante il lockdown vi incontravate al supermercato
«Viviamo in due case diverse. E, dunque, abbiamo rispettato le regole. Ogni tanto ci davamo appuntamento per fare la spesa ci parlavamo in fila. Io dovevo andare tutti i giorni in studio e, come tutti, non volevo mettere nessuno a rischio. Ho avuto paura per i miei figli, chiusi in casa, quando tornavo mi lavavo in continuazione».

Questo periodo così intenso e difficile cosa ti ha lasciato?
«Mi ha cambiata. Abbiamo affrontato un grande viaggio nell’umanità che ci ha fatto riscoprire le motivazioni per cui abbiamo scelto questo lavoro: stare vicini alla gente, fare servizio pubblico. E anche un nuovo senso di responsabilità: ho parlato non a caso di una sorta di giuramento di Ippocrate dei giornalisti. Ci sono arrivate 70mila lettere da persone che ci chiedevano di tutto e ci raccontavano esperienze incredibili. Mai dimenticherò il racconto delle ostetriche che aiutavano le donne completamente sole durante il parto: mandavano le foto dei bimbi appena nati ai mariti che aspettavano fuori dagli ospedali».

Myrta Merlino: “Tardelli mi ha addolcita”

E in che cosa ti senti diversa?
«Tutto il dolore che ho sentito, raccolto, raccontato forse mi ha aiutata a fare pace con la morte di mia madre. È successo tre anni fa, un colpo tremendo, perché la malattia se l’è portata via in fretta, troppo presto. Per me lei era un faro, una donna di grandissima energia, intellettuale, sinologa, maoista, a 70 anni portava ancora le minigonne A luglio, nel giorno della sua scomparsa, ho sentito la sua voce, come se mi avesse parlato, l’ho percepita fisicamente dentro di me: il buco nel cuore, per usare un’espressione di Chiara Gamberale, che mi ha provocato la sua morte si è trasformato in un passaggio segreto per entrare in contatto con lei».

In pandemia ti sei trovata in situazioni private complicate […] e a gestire l’emergenza c’era Domenico Arcuri, tuo ex compagno e padre di tua figlia.
«In effetti non è stato semplice. Caterina (19 anni) mi diceva: vedo su un canale te che parli di caos negli ospedali e su un altro papà che si difende dai giornalisti. Ho cercato di fare al meglio il mio lavoro non nascondendo nulla e tenendo conto della sensibilità dei miei ragazzi e della posizione di responsabilità di Domenico».

[…] L’incontro più sgradevole fu con Dominique Strauss-Kahn, l’ex ministro francese […]
«Gli diedi un ceffone e me ne andai. Alan Friedman, che allora era il mio capo in Rai, mi rimproverò perché secondo lui avrei dovuto comunque realizzare l’intervista In quel momento non raccontai nulla (venne fuori molti anni dopo) perché non volevo diventare famosa per un episodio spiacevole ma per il mio lavoro. Un po’ me ne sono pentita perché, forse, avrei dato il coraggio ad altre donne di parlare. Perché non tutte hanno la forza di rifiutare. Io dico sempre alla ragazze di non cercare scorciatoie, che non esistono vie più semplici, si deve percorre la propria strada con fatica, pezzo per pezzo, con le proprie forze Poi, magari, ti ritrovi a incontrare il vero amore a 47 anni ma va bene così, anzi meglio».

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