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Oliver Stone: “Scarface? Per scriverlo ho smesso con la cocaina. Al Pacino mi ha rovinato la carriera”

Oliver Stone su Scarface, l’intervista rilasciata a ‘7’ de ‘Il Corriere della Sera’

Oliver Stone: “Scarface? Per scriverlo ho smesso con la cocaina. Al Pacino mi ha rovinato la carriera”. Il noto regista statunitense si racconta tra vizi e virtù in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘7’, l’inserto de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Mister Stone, nel libro confessa che avrebbe voluto uccidere suo padre e che provava un forte desiderio per sua madre. Sembra il festival di Freud…
«Sa, io ammetto questi impulsi perché penso che li proviamo tutti e non è giusto nascondersi, cullarsi tra gli insoddisfatti desideri, come direbbe William Blake. Non ho mai desiderato andare a letto con mia madre, ci conoscevamo intimamente, ma non mi eccitava. Lei era molto naturelle, della terra, mentre mio padre era più cielo, uno scrittore, un intellettuale ebreo costretto a lavorare nel mondo degli affari, che guardava il mondo con un distacco che anche io ho. Con il divorzio si è creata una divisione in me: un lato mediterraneo, ribelle, e un lato nordico, autoritario. Lei è scappata da tutto questo, divorziando, io me lo sono portato dentro».

[…]Lei frequentava donne più grandi di lei, anche la prima moglie lo era. Com’era fare il toyboy?
«Io all’epoca non mi sentivo all’altezza, ero insicuro. E poi mi piacevano le amiche di mamma, erano attraenti. Una volta mi aveva portato in Francia e c’erano sue amiche nude in piscina. La sua migliore amica era quella che desideravo veramente e che devo dire assomigliava alla mia attuale moglie, che è una ragazza coreana, bassa, attraente, capelli scuri neri, un tipo come Elizabeth Taylor. Ecco l’amica di mamma era una bellissima donna che ricordava Elizabeth Taylor».

Oliver Stone: “Scarface? Al Pacino mi ha rovinato la carriera”

[…] Nel libro lei cita le attenzioni degli amici gay di sua madre. Ha mai avuto un interesse per loro? O l’ha scritto solo per vanità?
«Beh ho fatto Alexander, che non solo ha una mente omosessuale, va oltre: il suo amante è un eunuco. Alessandro Magno era pansessuale. E io capisco uomini come lui, ma parlo di attrazione estetica, per cui si sceglie un attore rispetto a un altro. E capisco perché in un certo senso gli uomini… non mi fraintenda, poi finisce nel titolo del giornale. Diciamo: ammiro la bellezza in un uomo come in una donna».

[…] Nel libro racconta che Al Pacino ai tempi di Scarface la spinse a cambiare la sceneggiatura e poi non la difese dal regista Brian De Palma. Si sentì tradito?
«Sì, Al ha danneggiato la mia carriera e Scarface non mi ha aiutato, è piaciuto a una folla di gente che non era la folla del mondo cinema, erano neri, ispanici e bianchi della droga… Ad anni di distanza ne abbiamo parlato e l’abbiamo superata. Ho lavorato con Al per Ogni maledetta domenica, lui era una persona diversa, non più permaloso né superstar, ma alla mano, realistico. E continua a essere “un Amleto di strada” ha una radiosità speciale, è molto sensibile, occhi grandi, che assorbono e poi trasmettono».

[…] Nel 1994 era a Venezia con Assassini nati che ottenne un Gran premio della Giuria ma non vinse il Leone d’oro. Deluso?
«Mi ha spezzato il cuore quella vicenda. Il presidente era Lynch, in giuria c’era Uma Thurman, alla proiezione il pubblico era esaltato, gridavano “bravo, bravo”, dieci minuti di applausi. Ma il giorno dopo uscì sui giornali una frase di Vargas Llosa, che era in giuria, che diceva del film: “Per fargli vincere un premio devono passare sul mio cadavere”. Uno scandalo, i giudici non dovrebbero pronunciarsi prima del verdetto… Volevo lasciare Venezia, ma Gino Pontecorvo, che dirigeva la mostra, disse di restare, che ci sarebbe stata una sorpresa».

Oliver Stone: “Scarface? Per scriverlo ho smesso con la cocaina”

[…[ La prima notte di nozze con Elizabeth, scrive nel libro, fu un disastro. Non avete fatto sesso, eravate troppo sballati.
«Nulla è speciale quando si ha una tossicodipendenza. Anche il sesso. Tutto si appiattisce. Ci si annoia con la cocaina, perché ci si fa sempre ed è uno sballo, poi ci si annoia degli sballi ed è questo che mi è capitato. Sei sposato e non riesci nemmeno ad eccitarti, mio Dio; per chiunque assuma cocaina, ne sono certo, il sesso può essere bello qualche volta, ma raramente. È un disastro per lo più».

[…] La cocaina, scrive, le ha creato problemi anche con la scrittura. Perché la prendeva allora?
«Negli Anni 70 e poi ‘80 era molto popolare a Hollywood. Io ero in mezzo, inizialmente la prendevo alle feste, tutti la prendevano, sembrava a posto, ma crea dipendenza. Capii che stava distruggendo le mie cellule cerebrali, mi stava uccidendo. Lavoravo a un copione, dal libro Wilderness di Robert Parker: beh ma non vide la luce, ero molto arrabbiato con me stesso. La scrittura di Scarface sono riuscito a finirla solo perché mi rifugiai a Parigi: nessuno usava droghe a Parigi all’epoca, era inverno, c’era freddo, buon cibo, belle amicizie».

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