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Luca Bizzarri: “Io delinquente da ragazzo vendevo sigarette di contrabbando. Su Beppe Grillo…”

Luca Bizzarri delinquente da ragazzo, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Luca Bizzarri: “Io delinquente da ragazzo vendevo sigarette di contrabbando. Su Beppe Grillo…”. L’attore e conduttore si racconta tra passato e presente in una lunga intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Però il suo collega Kessisoglu sostiene che, in gioventù, lei era un mezzo delinquente.
«Ho avuto un’adolescenza inquieta, ma è tutto passato. Alla fine, siamo il risultato di quello che abbiamo fatto. E io ho fatto errori, ce ne sono mille che non rifarei».

Il più grave?
«Perdere del tempo. Completamente, dai 14 ai 20 anni. Non ho studiato, non ho fatto niente».

A scuola andava?
«Sì, ma ne ho pochissimi ricordi. Sono stati anni sprecati bighellonando in giro».

Delinquendo in che misura?
«Non ero un gran delinquente. Però, con grande gioia di mamma e papà, ero diventato amico di un marocchino che vendeva sigarette di contrabbando in via 20 settembre, a Genova. Passavo le sere con lui a parlare e vendere sigarette. Nel suo Paese, era stato un professore universitario e si chiamava Zbir. Mi ha ispirato lui il boss della malavita del romanzo. La nostra amicizia è durata pochi mesi, poi lui è scomparso. Però, furono sere belle. Parlavamo di qualsiasi cosa».

Le sigarette le vendeva anche lei?
«Quando lui stava per finirle, andava a prendere le altre e io rimanevo a tenere il banchetto. Per cui, qualche volta, le vendevo anch’io».

Era così ribelle per reazione a un padre carabiniere e, immagino, severo?
«Non credo. Papà era ed è uno degli uomini più onesti, dolci e comprensivi che conosca. In casa, quella che menava era mamma».

[…] Lei sarebbe quello disilluso?
«Ho realizzato il sogno di bambino: vivere facendo l’attore. Però, quando raggiungi qualcosa, ti accorgi sempre che valeva meno di quanto credessi».

Luca Bizzarri: “Da delinquente ad attore”

Come mai si diverte tanto a twittare contro i politici?
«Mi piace fare le pulci a quelli che dirigono la baracca, punzecchiare e indicare il pistolino del re».

Ha inventato una telenovela a puntate, con Luis de Mayo detto Giginho, Alejandro de Baptista, Zingaretto, Salvinho…
«Ho pensato che la storia di questo governo, con Giginho che tradisce Salvinho, Salvinho col moijto, se metti i nomi sudamericani, è una telenovela degli anni ’80. Fazenda Italia. Amo quando riesco a mettere in burletta cose che sembrano importanti. Il problema di tutti questi è che hanno dinamiche da personaggi di reality, non da politici».

Davvero le manca la Prima Repubblica, come s’intuiva in un tweet su Andreotti?
«Non sono nostalgico, hanno fatto cose terribili, ma c’era un’altra statura. Quando seguo su Instagram il ministro degli Esteri, scrive temini da scuola media: “Oggi sono andato a Bruxelles. Punto. Ho incontrato tizio e caio. Punto”. Forse pensa che, se metti una subordinata, la gente non capisca».

Col concittadino Beppe Grillo che rapporti ha?
«Abbiamo fatto una vacanza insieme anni fa, ma non lo sento più. Come comico, è straordinario, come capo politico non so, e non credo voglia esserlo. Credo abbia avviato una macchina senza prevedere le conseguenze».

Pensa mai di darsi alla politica?
«Me lo chiedono, ma so di non averne la levatura. L’unica cosa che sono riuscito a fare è il media manager di Carlo Calenda per un giorno. Su Twitter, lui risponde a tutti, mi sono permesso di dire che, se discuti col signor Lasega, qualunque cosa perde valore. Lui insisteva di avere ragione, ma mi ha dato le chiavi di accesso per un giorno».

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