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Max Pezzali: “San Siro la mia delusione più grande. Covid? Un aspetto mi ha stupito. E sui giovani…”

Max Pezzali su San Siro e non solo: l’intervista a ‘Il Fatto quotidiano’

Max Pezzali: “San Siro la mia delusione più grande. Covid? Un aspetto mi ha stupito. E sui giovani…”. Il cantautore affronta il tema Covid e parla dell’evoluzione legata alla pandemia in una intervista a ‘Il Fatto quotidiano’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Come puoi parlare d’amore, d’amicizia, del tempo che passa, di cose normali con la pandemia?
“Oggi non si può ancora raccontare il Covid-19 perché è relegata alla cronaca e, secondo me, non c’è ancora la giusta distanza e il distacco per valutare questi avvenimenti. Perciò è giusto parlare d’amore e contestualizzarlo come fosse un racconto fatto di piccole e grandi cose quotidiane”.

In “Qualcosa di nuovo” canti “ci credevamo immortali (…) volevamo soltanto osare e volevamo soltanto andare”. Abbiamo tirato troppo la corda?
“Sì. Io sono un catastrofista di natura, anche perché cresciuto in mezzo ai film catastrofici, e mi sarei aspettato di tutto persino l’arrivo degli zombie alla ‘Walking Dead’, ma di certo non questa pandemia. Avevo una tale fiducia nella scienza e nella tecnologia da pensare che negli anni 2000 un evento del genere fosse impossibile accadesse. Quindi questa immensa fiducia nei nostri mezzi, nella scienza e nella tecnologia ci ha portato a sottovalutare l’imponderabile e l’invisibile. Siamo tornati d’un tratto uomini nudi davanti a qualcosa che non possiamo controllare”.

Max Pezzali: “Covid? Chi è vissuto negli anni ’70 è vivo per miracolo”

Del resto sono cambiate tante cose dagli anni ’70 ai 2000 proprio come duetti con J-Ax in “7080902000”…
“Esattamente. Chi ha vissuto ed è cresciuto negli Anni 70 è vivo per miracolo con una percezione della salute pubblica inesistente. Basti pensare al padre di famiglia che fumava in macchina ma il finestrino non doveva essere troppo abbassato perché ‘fa freddo e ci si ammala’. Una contraddizione unica. Non c’erano reti di sicurezza, ci si spaccava per terra in cortile quando giocavamo da piccoli, c’era l’antitetanica per evitare che la ruggine creasse infezioni. Se dovessimo giudicare con i protocolli sanitari che ci sono oggi, i genitori di allora finirebbero tutti sotto processo (ride, ndr)!”

I ragazzi di ieri sono diversi da quelli di oggi?
“Noi siamo cresciuti con i nostri piccoli e grandi problemi dall’amore alla ricerca del nostro posto nel mondo. Gli stessi interrogativi li ritrovo nei giovani di oggi nonostante gli enormi cambiamenti dal punto di vista tecnologico: sono tutti connessi a Internet. Anche se mio figlio, che ha 12 anni, mi batte in qualsiasi cosa e mi dà del ‘boomer’ poi lo vedo alle prese con le piccole pene d’amore e certe paure ataviche come anche con la difficoltà a staccarsi dal suo orsacchiotto. Alla fine li vedi lì, questi ragazzi, con gli stessi pensieri, con gli ormoni a palla e alla ricerca dell’abbraccio nonostante siano evoluti e sembrino dei cyborg”.

Auguri alle nuove generazioni “buona fortuna” e lo fai con “I ragazzi si divertono” e “Noi c’eravamo”. Come mai?
“Ai ragazzi di oggi dico ‘non abbiate paura di essere considerati una generazione sfigata’ proprio perché ai nostri tempi anche noi venivamo considerati una generazione di coglioni. A noi dicevano che non avevamo ‘il sacro fuoco del cambiamento’ mentre qualche anno prima c’è chi aveva fatto il ’68. Insomma ai giovani dico che anche noi non avevamo grandissime storie da raccontare ma abbiamo vissuto l’amicizia, l’amore e avevamo una spalla su cui piangere nei momenti di difficoltà. Non abbiate paura di sbagliare ed esprimervi anche se qualcuno vi può giudicare male. Raccontate le vostre storie senza farvi fuorviare da chi le giudica stupide perché noi siamo testimoni del nostro tempo”.

Max Pezzali: “San Siro la mia delusione più grande”

[…] Tornando all’amore in “Sembro matto” racconti che ci si sente un po’ stupidi a innamorarsi in età non più giovanissima. Perché?
“L’amore ‘da grandi’ è ancora un po’ un tabù società. Lo vedo anche con mio figlio che se vede che ci si innamora anche a 50 anni allora si irrigidisce e subito arriva l’appellativo del ‘boomer’. Io quando devo dare un bacetto a mia moglie cerco di stare attento ma non perché mio figlio è geloso ma perché so che per la sua età due ‘vecchi’ che si baciano è inconcepibile (ride, ndr). La verità è che c’è sempre bisogno d’amore”.

Se dico San Siro cosa rispondi?
“Ho volato per la felicità per il grande successo delle prevendite e ho provato la più grande delusione quando si è profilata la tragica realtà dell’impossibilità di festeggiare a luglio tutti insieme. Cerco di essere ottimista per l’anno prossimo e spero di salire su quel palco perché non è possibile pensare al nostro mestiere senza la musica live e guardare negli occhi tutta la gente che viene lì per te e cantare con te. Se non dovesse più esistere una una dimensione live preferirei fare un altro lavoro”.

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