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Alessandro Borghese: “Critiche? La gente ci ha preso gusto. Ecco le mie soluzioni per riaprire i ristoranti”

Alessandro Borghese sulle critiche e la riapertura dei ristoranti, l’intervista a ‘Tv Sorrisi e canzoni’

Alessandro Borghese: “Critiche? La gente ci ha preso gusto. Ecco le mie soluzioni per riaprire i ristoranti”. Lo chef ne parla alla vigilia della nuova edizione di “4 ristoranti” in una intervista a ‘Tv Sorrisi e canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Alessandro, avete apportato modiche al format a causa del Covid?
«No, abbiamo selezionato le zone dove ci sono minori restrizioni e visitiamo i ristoranti a pranzo anziché a cena. Le precauzioni adottate sono due: c’è un maggiore distanziamento tra i commensali a tavola e io indosso i guanti nel momento in cui vado a ispezionare la cucina. Per il resto è stata mantenuta l’anima del programma e non vedrete camerieri con mascherine oppure menu sul cellulare. Volutamente abbiamo scelto di non menzionare la pandemia per non perdere la leggerezza e la spensieratezza tipica del programma».

Che cosa si augura per la ristorazione, che sta attraversando un momento difficile?
«Auspico ovviamente che i locali possano riaprire, con le dovute precauzioni e il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Già dopo il primo lockdown i ristoranti hanno investito molto economicamente per raggiungere questo risultato. Ma si è stabilito di richiuderli. Io rispetto le decisioni del governo, ma basterebbe semplicemente effettuare più controlli e far abbassare le saracinesche a chi commette violazioni».

Secondo lei quale potrebbe essere una buona soluzione per evitare assembramenti e rischi?
«Una buona idea sarebbe rendere la prenotazione obbligatoria. Se un ristoratore sa quanti clienti arrivano in una certa sera, ha il tempo di organizzare gli spazi e il servizio».

Alessandro Borghese: “Critiche? La gente ci ha preso gusto”

Quali garanzie dovrebbe offrire un ristorante?
«Nel mio locale a Milano ho la cucina a vista e il cliente può vedere tutto ciò che accade, dall’igiene alla preparazione dei piatti. E già dopo il primo lockdown della scorsa primavera sono state rafforzate le misure di sicurezza: camerieri e cuochi indossavano mascherine e guanti, misuravamo la temperatura all’ingresso, utilizzavamo sistemi collaudati di pulizia dell’aria… Accorgimenti che dovrebbero adottare tutti».

Non ha pensato di ripiegare sull’asporto o il delivery?
«No, ho preferito chiudere perché non faccio un tipo di piatti adatti. Ve la immaginate una cacio e pepe consegnata a domicilio? Impensabile! Il buon cibo si gusta al ristorante, dalla cucina al piatto. Per fare questi tipi di ristorazione occorre attrezzarsi adeguatamente».

In “4 ristoranti” i concorrenti non si risparmiamo critiche. Lei è suscettibile a quelle dei suoi clienti?
«No, la gente ci ha preso gusto a commentare, ormai è di moda improvvisarsi critici gastronomici. Certo, se leggo un’osservazione riportata da più voci, la valuto e correggo il tiro. Ma devo dire che spesso vedo opinioni inventate da parte di persone che in realtà non sono neanche mai state nel mio ristorante. Che faccio? Ci rido sopra!».

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