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Spettacolo

Bugo: “Io a Sanremo conferma che i sogni si possono realizzare anche a 50 anni. Rivincita? No, è riscatto”

Bugo a Sanremo anche quest’anno, il cantautore ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Bugo: “Io a Sanremo conferma che i sogni si possono realizzare anche a 50 anni. Rivincita? No, è riscatto”. Il cantautore parla delle sue esperienze professionali, e non solo, in una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

È il Sanremo della rivincita per lei?
«Più che rivincita, non amo la parola, tutta la mia carriera è un riscatto. Anche solo dal posto in cui sono nato… Che non è, beninteso, un ghetto, ma un paesino (il cantautore, il cui vero nome è Cristian Bugatti, è nato a Rho, in provincia di Milano, ma per molto tempo ha vissuto a Cerano, nel Novarese, ndr) dove non c’era niente… Non ho origini umili, ma è stato un riscatto andarsene da lì per vivere a Milano e riuscire fare un lavoro che non fosse quello di papà, commerciante di metalli».

Sogna la finale dell’anno scorso? Incubi?
«No. Per me si è chiuso tutto con quello che ho detto alla conferenza stampa del giorno dopo. La mia difesa è il silenzio. Ho sgomberato subito la mente e voglio andare sul palco con la testa libera».

[…] Cosa racconta «E invece sì», la canzone in gara?
«Il “sì” nel titolo vuol dire tanto. Dentro di me ho voglia di risolvere situazioni che non vanno. La pandemia ne ha causate tante, la prima aver fermato i concerti, ma il tema non è strettamente questo. Questa canzone mi rappresenta come uomo, racconta che le cose impossibili si possono fare. Vent’anni fa nessuno avrebbe creduto che uno con una voce come la mia avrebbe firmato un contratto con una multinazionale e non sarebbe finito subito nel dimenticatoio. Invece i sogni si possono realizzare: magari a 40 anni, o anche a 50 e 60…».

Bugo: “Io a Sanremo per il riscatto”

L’anno scorso musicalmente stava dalle parti del rock inglese anni 80…
«Questa invece è una ballad che potrebbe stare in un disco anni 70-80 o 90. Non ci sono elettronica e synth, è musica leggera italiana classica».

[…] Lei arriva dall’underground. Come ha assorbito l’ondata di popolarità?
«Ho sentito l’affetto di tutti e mi ha fatto piacere. Mi fermano per strada e sono uno alla mano. Incontrare le persone è una parte del nostro lavoro che tanti artisti non prendono sul serio: la gente capisce se sei svogliato».

È finito nei meme…
«Ci sta che i personaggi pubblici siano derisi. Gli insulti magari mi turbano un po’, ma me la faccio passare perché sono a posto con la coscienza. Del resto ho anche 47 anni…».

Lo dice lei nell’ultimo singolo «Quando impazzirò», si sente scemo o genio?
«Lo scemo e il genio sono due giocatori di ping pong e in mezzo c’è la pallina che è la vita. Del resto sono quello che ha scritto due canzoni come “Io mi rompo i coglioni” e “Me la godo”. Ho sempre creduto nella dualità della vita».

Dal 2010 al 2014 ha vissuto in India. Questo stare sopra le cose arriva da lì?
«L’India mi ha reso quello che sono, ma non tanto nella ricerca spirituale».

Aveva seguito sua moglie che ha una carriera diplomatica. Ha messo da parte la sua?
«Non l’ho mai pensata in quel modo anche perché ho fatto dei dischi e tour. L’ho fatto perché faceva felice il nostro progetto di famiglia: dieci anni di matrimonio e un figlio di 4» (foto).

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