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Fognini: “Il Covid mi ha messo in ginocchio. Pennetta? Sono fortunato, soprattutto per due motivi”

Fabio Fognini, il Covid e non solo, l’intervista a ‘Vanity Fair’

Fognini: “Il Covid mi ha messo in ginocchio. Pennetta? Sono fortunato, soprattutto per due motivi“. Il campione di Tennis racconta il periodo difficile vissuto in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Partiamo da Flavia.
«Sono stato molto fortunato, lo ripeto, e me lo ripeto, a trovare una persona come lei, con la quale condividere tutto, e che arriva dal mio stesso sport. Sa capire i miei umori, sa starmi sempre accanto».

[…] Ora come va?
«Ho sofferto parecchio, è stata durissima, perché il Covid mi ha messo in ginocchio. Tutto richiede un tempo, sicuramente non ero pronto a fare risultati, sia fisicamente che tennisticamente, e per mettermi in risalto, sono tornato in campo per cercare di vivere le emozioni, nonostante i nove mesi fermo, l’ ultima partita ufficiale risaliva a marzo 2020. Adesso sto bene, mi sto allenando oramai da diverse settimane, e ovviamente non nego che i primi due, tre mesi saranno quelli maggiormente difficili. Come sempre l’ obiettivo è quello di essere competitivi quando arriverà la stagione della terra rossa».

Il 2021 sarà comunque un anno ricco di appuntamenti: Slam, Olimpiadi, le ATP Finals di Torino. Cosa insegue?
«Le considerazioni le lascio a quelli forti. Io andrò per la mia strada come ho sempre fatto, e se arriverà qualcosa vuol dire che avrò giocato bene e fatto risultati. L’ anno scorso è stato strano, quindi ora bisogna meritarsi tutto».

Fognini: “Il Covid mi ha messo in ginocchio”

Nel 2020 è uscito anche Warning. La mia vita tra le righe (edito daPiemme) il suo libro autobiografia.
«È stata abbastanza dura, devo essere sincero, perché volevo fare una cosa, ma a modo mio, come piaceva a meAnche qui il desiderio era mostrarmi per come realmente sono, senza dover convincere nessuno. Non sono il tipo. Dieci anni fa me lo proposero, però allora papà non aveva voluto, mentre ora che sono, come dire, più vicino alla fine della mia carriera, che all’ inizio, mi sono detto “perché no”. Una bella avventura, nella quale siamo riusciti a scrivere un mio racconto».

Uno dei suoi momenti più alti d’ atleta coincide col successo a Montecarlo. Cosa si prova a tagliare un traguardo così?
«L’ aver vinto un torneo del genere è una di quelle emozioni immense, indimenticabili. In finale avevo tutto da perdere, dopo aver battuto Nadal in semifinale, perché poche volte si parte favoriti in un Master 1000, dove in generale arrivi a scontrarti magari con personaggi come Federer, Thiem, Tsitsipas, lo stesso Rafa. A me è capitato Lajovic, che arrivava da una serie di successi impressionanti, avendo battuto Thiem, Medvedev. Alzare una coppa di quel valore è quello per cui ci alleniamo ogni giorno ed andiamo a lavorare, cercando di vivere sensazioni e momenti così».

E poi entrando poco dopo nella top ten, l’ essere tra i migliori.
«Un obiettivo sì, e sono riuscito a entrarci sia nel singolo che nel doppio (in coppia con Simone Bolelli, ndr). Certo possiamo discutere sul fatto che avrei potuto starci sicuramente di più, ma nel frattempo però è arrivato e l’ ho raggiunto».

Fognini: “Il Covid mi ha messo in ginocchio. Maradona? Ci sono rimasto male”

[…] Sui social, dopo la scomparsa di Maradona, ha postato una foto e un video insieme. Che ricordo ha di lui?
«Ci sono rimasto molto male, l’ avevo conosciuto in Argentina, ci scrivevamo in privato, lo avevo sentito addirittura prima del suo compleanno. Perdere un’icona del genere è brutto, arriviamo da un periodo in cui sono successe tantissime cose, la Terra si è come ribellata. Io sono cresciuto in un periodo dove mio padre era amico di Altobelli, Beccalossi, è stato ai Mondiali del ‘82, li ha vissuti. Un giorno mi disse: “Fabio guardati i video di Diego”. Appena ho potuto l’ ho fatto, comprandomi tutto, iniziai ad ammirarlo. Mi regalò una maglietta della nazionale autografa, è tra gli oggetti, incorniciata, che custodisco maggiormente, nel mentre mi “fregò” una racchetta (ride, ndr). Maradona era un sogno, come lo sono Pelé, Ronaldo, Michael Jordan, come lo era Kobe Bryant, personaggi unici nel nostro mondo».

Fognini, Berrettini, Sonego, Sinner, Travaglia, Caruso, Cecchinato. L’ Italia del tennis maschile negli ultimi tempi è ridiventata una potenza internazionale.
«Sono sempre stato il primo a dire che “più siamo meglio è”, l’ unica pecca è non essere riuscito a fare qualcosa in più in Coppa Davis, nonostante tutto, nonostante ci abbia sempre messo l’ anima. Sarà una delle cose che mi porterò dentro. In certi casi forse non eravamo pronti, quindi spero che, da qui a quando finirò, di avere la possibilità di aiutare, aiutarci tutti, per tornare a essere competitivi».

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