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Spettacolo

Cocciante: “Io artista non catalogabile. In Irlanda per non pagare tasse? Vi spiego come stanno veramente le cose”

Riccardo Cocciante artista non catalogabile: l”intervista a ‘Il Corriere della Sera”

Cocciante: “Io artista non catalogabile. In Irlanda per non pagare tasse? Vi spiego come stanno veramente le cose”. Il cantautore italiano naturalizzato francese si racconta tra vita privata e professionale in una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Come nasce il suo amore per la musica?
«Io vengo da una famiglia di melomani. Mia zia suonava il pianoforte e il melodramma è la musica con cui mi sono nutrito fin da bambino. Ero innamorato del “Barbiere di Siviglia”, adoravo la leggerezza di Rossini, la sua capacità di essere divertente e scanzonato. E poi amavo anche le opere francesi come “Faust”. Con la mia famiglia sono vissuto a Saigon fino all’età di 11 anni e non parlavo una parola di italiano. I miei idoli erano Becaud, Aznavour, Leo Ferrè. Arrivo in Italia a 11 anni e all’inizio mi trovo a disagio. Il mondo musicale italiano mi sembra ostile. Ma ci metto poco a cominciare ad apprezzarla soprattutto guardando la tv e i festival di Sanremo. Poi capisco di essere un artista che ha una doppia cultura, italiana e francese e decido che devo sfruttare l’alchimia dell’incrocio fra due culture».

L’incontro con sua moglie?
«Casuale. Cathy faceva l’attrice ed era in partenza per gli Stati uniti dove era attesa in una scuola di New York. Ma Cathy, che si trovava a Roma per salutare una sorella, decise dopo il nostro incontro di non partire per stare con me. Nel 2022 celebriamo 50 anni di lavoro assieme. E non ha mai recriminato sulla scelta di lasciare il teatro per me».

[…] Cosa rimprovera all’Italia?
«La poca attenzione al suo passato recente. Van bene le pietre del Colosseo, ma un museo su Cinecittà sarebbe un ottima idea».

Cocciante: “Io artista non catalogabile”

Il prossimo anno festeggerà 50 anni di carriera.
«Si, ho avuto la fortuna di avere 2 filoni artistici diversi uno dall’altro: le canzoni e la musica popolare da una parte, le opere più complesse come “Notre Dame de Paris”, “Giulietta e Romeo” e “Il piccolo principe”. Ogni volta che scrivevo una melodia capivo a quale dei due filoni musicali fosse più adatta. Questo salvadanaio di musiche si è rivelato molto utile per “Notre dame”. Celebrerò il 50 anni con dischi in varie lingue e con concerti dal vivo in cui Cocciante canta Cocciante».

Perché vive in Irlanda? Per ragioni fiscali?
«No. L’amore per questo paese è nato venticinque di anni fa. Dall’incontro con l’autore di “Riverdance”, il musicista irlandese Bill Whelan. Una musicalità, un uso particolare delle percussioni che mi hanno influenzato negli arrangiamenti delle canzoni di “Notre Dame”. Ho trovato in Irlanda un popolo gioviale che assapora la libertà e l’indipendenza. Con tutti i pregi dell’Europa ma senza i difetti. Poi in Irlanda c’è musica dappertutto e si combinano elettronica e musica tradizionale. Un paese che ha uno strumento musicale (arpa celtica) perfino nella sua bandiera».

[…] Chi è Cocciante che il 20 febbraio compirà 75 anni?
«Io sono un artista che non è catalogabile. Scrivo e pubblico quando lo sento. Io non rinnego “Bella senz’anima” che ha la stessa dignità dell’opera popolare “Notre Dame” che non è pomposa, ha belle canzoni difficili da cantare ma facili da comprendere. Io amo non essere complicato. Ogni epoca della vita esprime uno stile. Io ho cominciato puntando sull’irruenza espressiva».

[…] Qual è la svolta più importante della sua storia artistica?
«La svolta più importante è stata quella di smettere di nascondermi dietro al pianoforte, e andare al centro della scena».

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