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Bobby Solo: “Da giovane rubavo moto, la musica mi ha salvato. Amicizia col boss Gambino? Vi spiego com’è andata”

Bobby Solo da giovane rubava moto, la confessione del cantante in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Bobby Solo: “Da giovane rubavo moto, la musica mi ha salvato. Amicizia col boss Gambino? Vi spiego com’è andata”. Il cantante rivela alcuni retroscena sulla sua gioventù in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Suo padre era molto severo e spesso la mandava a letto senza cena. Cosa combinava?
«Beh, facevo delle marachelle… Ma mia sorella Fiorenza veniva in camera e mi portava un panino con formaggino Tigre e prosciutto».

Però non mi ha detto «quali» marachelle.
«Amavo i fiammiferi… Una sera in terrazza mescolai polvere da sparo con zinco e magnesio. Da una scintilla partì una botta che illuminò i quattro piani del palazzo di fronte. E io mi ritrovai con le ossa della mano, senza più polpa: ho una mano più giovane dell’altra».

Altre imprese degne di nota?
«Sempre con i fiammiferi, una scatola di latta e un cilindro di Calcium Sandoz creai un missile che finì nella finestra del rettore del mio ginnasio: 15 giorni di sospensione. Un’altra volta, in chiesa, con un compagno facemmo esplodere dei petardi: altri 15 giorni».

Non sono marachelle: lei era un teppista!
«A 13-14 anni con Renzo, figlio di un detenuto per quattro omicidi, andavamo a Villa Glori a rubare le moto degli innamorati, le smontavamo e le rivendevamo a Porta Portese. Durante le Olimpiadi di Roma ci infilammo negli spogliatoi e rubammo i portafogli alle nuotatrici. Scampai il carcere. Poi mio padre si fece trasferire a Milano. Appena raggranellai i soldi per pagare il treno a Renzo lo feci salire, avevo 16 anni, e ci scolammo una bottiglia di gin: mi risvegliai all’ospedale in una camicia di forza, pare avessimo tentato di spruzzare gli sconosciuti con la benzina. Ricordo che mio padre venne a prenderci con il loden verde…».

Bobby Solo: “Da giovane rubavo moto, la musica mi ha salvato”

[…] La musica l’ha salvata dal futuro criminale.
«Sì, è abbastanza vero».

[…] Dispiaciuto di non essere più ricco?
«Non sono mai stato furbo, ho pensato più al piacere di fare musica e condividerla con il pubblico che ancora mi vuole molto bene».

[…] Non la mette a disagio l’amicizia con la famiglia mafiosa dei Gambino?
«Non ho mai avuto nessuna amicizia con i Gambino, ma sono una persona riconoscente. Nel ’77 feci una tournée in America con Franco Franchi, Lino Banfi, Rosanna Fratello e altri. L’impresario era un po’ tirchio e mi dava 15 dollari al giorno come rimborso pasti. I Gambino venivano spesso alle prove, amavano i cantanti italiani. Così quando dissi al body guard di Gianni Gambino che avevo sempre fame, lui mi fece dare 50 dollari al giorno per tutti i 40 concerti in programma».

Negli anni Novanta, però, cantò al matrimonio della figlia del boss, Rosanna.
«Mi chiamò l’impresario di Mike Bongiorno e disse che dal penitenziario di Reno Gambino aveva chiesto che cantassi alla festa a Staten Island e chiedeva quanto volevo. Risposi che andavo gratis, volevo sdebitarmi. Loro poi mi diedero 10 mila dollari scartocciati “per i regali ai bambini”. La sera in albergo stirai le banconote con un posacenere Lucky Strike».

[…] Alain (suo figlio ndr,) è stato nella comunità di San Patrignano per l’eroina. Si è mai sentito in colpa?
«No, perché non ho mai abbandonato i miei figli. Il problema è stato il branco in un bar a Casal Palocco. Ne è uscito benissimo, mi ha dato 4 nipotini, alleva golden retriever. Red Ronnie mi aiutò a bypassare la lista d’attesa: senza il suo intervento Alain sarebbe morto».

È credente?
«Moltissimo. Vado in chiesa a pregare una volta alla settimana, quando non c’è nessuno. Mia moglie anche tre-quattro volte».

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