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Marco Giallini: “Schiavone non volevo farlo per un dettaglio. Sciupafemmine? Sono scappato da 2mila donne”

Marco Giallini su Schiavone e non solo l’intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’

Marco Giallini: “Schiavone non volevo farlo per un dettaglio. Sciupafemmine? Sono scappato da 2mila donne”. L’attore parla del suo alter ego, il vicequestore Schiavone, in vista dei nuovi episodi della terza serie in un’intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Giallini, confessi: le mancava Rocco Schiavone?
«Io sono Schiavone!»

Quindi?
«Non mi manca, perché sono io, compresa moglie-morta-annessa».

Non voleva non parlarne più?
«Se continuano a chiedermelo, mi stufo (Giallini ha perso la moglie Loredana nel 2011, ndr). Ma mia nonna era vedova, lo era mia madre, tutti siamo vedovi di qualcuno, si spera avvenga il più tardi possibile».

Quando ad Aosta l’ hanno rivista sul set sono stati felici?
«Io sono molto socievole, molto empatico, però non mi posso permettere di avere due milioni di amici, non me li ricordo nemmeno, così sono falso, faccio finta di ricordarmi di tutti».

Schiavone quando si affaccia alle finestre vede le montagne innevate.
«Mejo de vede’ Roma de ’sti tempi. Oh, non è che parlo sempre così. Altrimenti pensano che sono rimasto il Terribile di “Romanzo criminale”».

La serie tv sulla malavita romana.
«La morte del Terribile fu classificata tra le migliori morti del cinema europeo degli ultimi vent’ anni. Scrissero: “Giallini, un grande attore che cerca un refolo di vita con il braccio alzato”. Finché dichiarai: “Non era un refolo di vita, mi ero bruciato sotto l’ ascella con quei 50 finti colpi di pistola”».

Torniamo a Schiavone. Lei ha detto: «Mi guardo allo specchio e sono quello lì».
«All’ inizio non lo volevo fare. È troppo simile a me, tranne per il vicequestore che non ho mai fatto. Pure romanzato ci sono cose che ricordano la mia vita. E il metodo Stanislavskij (totale immedesimazione in un personaggio, ndr), con tutto il rispetto, non è proprio nelle mie corde».

Marco Giallini: “Schiavone? Siamo simili, non volevo farlo”

Lo pensa ancora dopo 16 episodi?
«Schiavone lo vedo come un fumetto, un Ken Parker o un Tex Willer fatto da vari disegnatori, ossia i registi che mi hanno diretto. Ma Schiavone è sempre quello inventato da Manzini e io non vorrei assolutamente fosse diverso. L’ impronta mia gliel’ ho già data e Antonio Manzini me l’ ha detto».

[…] La fama di sciupafemmine del suo vicequestore la diverte?
«Lui lo è molto meno di me, a mio modestissimo parere. Ma le femmine sono talmente belle che io non le “sciupo”, l’ etimologia della parola non va bene. Io sto bene con loro, le guardo negli occhi volentieri, anche se un occhio ce l’ ho mezzo chiuso».

Da quando interpreta Schiavone ha più successo con le donne?
«Questo aspetto finto trasandato di Schiavone ad alcune piace. Una volta mi sono trovato davanti a duemila donne in piazza a Mantova e ho detto: “Se fossi stato bello che avreste fatto?”. Nulla. Sono dovuto fuggire».

La famosa classifica delle “rotture di…” del suo personaggio è stata aggiornata nei nuovi episodi?
«Più o meno sono sempre le stesse. Se ad Aosta non trova la macchinetta delle sigarette, Schiavone è disposto ad arrivare a Milano».

E la sua classifica personale?
«Certo. Al primo posto c’ è questo maledetto Covid, come per tutti. E al secondo posto la mancanza di chiarezza, tutti che parlano del Covid e poi una cosa smentisce l’ altra».

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