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Paolo Rossi: “Politici ormai star dello Spettacolo. Io scambiato per Nino D’Angelo”

Paolo Rossi sui politici e non solo, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Paolo Rossi: “Politici ormai star dello Spettacolo. Io scambiato per Nino D’Angelo”. L’attore l’attore e comico senza peli sulla lingua in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Dice che i «vincitori di sinistra non si vedono neanche nei sogni». Zingaretti ha concluso la sua parabola da Barbara D’Urso, Letta ha iniziato parlando di ius soli. È la luce in fondo al tunnel o un treno?
«Nella società dello spettacolo loro sono le star, la gente chiede più selfie a loro che a noi comici. Li considero dei colleghi, con un tocco di invidia perché lavorano più di me. Una battuta umoristica detta da loro in un talk show vale più di qualunque contenuto. La politica è un’altra cosa».

Riesce a essere ancora di sinistra?
«Sono un anarchico gentile, un estremista di buonsenso, un giacobino non violento, sono per la ghigliottina teatrale, con la lama che si ferma a due centimetri dal collo: se la fanno sotto lo stesso. Me lo posso permettere perché faccio questo mestiere. Se fossi un operaio…».

Sarebbe leghista?
«Forse rischierei, dovrei rifletterci. Per me essere anarchico è un dovere».

Scrive che il ministro Franceschini non ha attenzione per la cultura…
«Lui privilegia i musei e non gli attori ma è giusto, perché le statue non devono pagare il mutuo e non rompono i coglioni, quindi ha ragione».

Paolo Rossi: “Politici ormai star dello Spettacolo”

Davvero l’hanno scambiata per Nino d’Angelo?
«Sì. Un tassista a Milano: l’ho vista come attore, lasci perdere. È come cantante che… Ho tutti i suoi dischi. Poi non so se è andata proprio come l’ho raccontata, la vera opera d’arte è la vita che ti costruisci. Teatralizzare, drammatizzare, affabulare, non mi ricordo quali sono le spezie che ho aggiunto: quando si accarezza la verità, la bugia aiuta a renderla più reale».

Il politicamente corretto è la morte della comicità?
«È una posizione ricattatoria, io sono scorrettissimo, ma è come per la censura: non mi lamento e trovo il modo di aggirarla. Ho fatto uno spettacolo in cui c’erano degli attori africani, arriva uno e mi rimprovera: però gli hai fatto fare la parte dei neri…».

[…] La pandemia non fa ridere…
«Quello che stiamo vivendo lo hanno intuito prima gli scrittori di fantascienza che gli scienziati, scrittori popolari, di Serie B, da Philip Dick in poi. Se uno dieci anni fa avesse detto: vedo l’Italia in zona rossa, un militare che organizza la sanità, il coprifuoco la sera. Beh, gli avremmo dato del paranoico. Ma a volte i paranoici hanno ragione. È per questo che la psicanalisi andrebbe rifondata».

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