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Elena Sofia Ricci: “Abusata a 12 anni ho fatto decenni di analisi. Oggi piango da sola guardando le mie figlie”

Elena Sofia Ricci abusata a 12 anni, la confessione in una intervista a ‘Io Donna’

Elena Sofia Ricci: “Abusata a 12 anni ho fatto decenni di analisi. Oggi piango da sola guardando le mie figlie”. L’attrice si racconta riperc alcune dolorose tappe della sua vita privata in una intervista rilasciata a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Prima dei 40 non si sentiva a suo agio?
“Da adolescente non avevo un gran rapporto con il mio corpo. Ero paffutella e miope, e all’epoca gli occhiali avevano montature tremende. Mi sentivo insicura, timida. Con gli anni sono migliorata. Insicura, timida”.

Spesso le attrici, ma anche gli attori, si definiscono così. Come mai?
“Il mio amico Ennio Fantastichini, scomparso nel 2018, una volta mi disse: “Tutti noi che ci esibiamo abbiamo fame d’amore. Tutti abbiamo avuto un vuoto, una carezza mancata. L’applauso è quella carezza”. Ho sofferto la mancanza di mio padre, il non conoscere i miei fratelli. Ho fatto decenni di analisi, nonostante Pino mi abbia amato tanto”.

Elena Sofia Ricci si racconta: “Da bambina facevo danza ma ero timida”

Tra Pino Passalacqua e sua madre Elena Ricci, prima scenografa italiana, sembrava predestinata a calcare le scene, nonostante la timidezza.
“Da bambina facevo danza, poi ho suonato la chitarra classica. Crescendo ho capito che non avevo il fisico della ballerina – ero “cosciottona”- e quell’esigenza di esprimermi, superata la ritrosia, ha trovato spazio con le parole. D’altra parte sono sempre stata chiacchierona. Da piccola, quando prendevo il treno da Firenze per raggiungere mia madre che lavorava a Roma, non stavo mai zitta: ad Arezzo tutto lo scompartimento sapeva già i fatti miei”.

Il suo esordio al cinema non è stato però dei più folgoranti.
““Canto d’amore” era un film bruttissimo. All’epoca mi chiamavo ancora con il mio cognome, Barucchieri. Ricci è quello di mamma, l’avrei preso poi. Ma la regista Elda Tattoli mi chiamò Elena Uber: avrebbe voluto Isabelle Huppert, già famosa e molto costosa. Si accontentò di me. Il film andò a Venezia e siccome non ero stata invitata mi infilai di nascosto alla proiezione. Fu un fiasco. Ma non me la presi. avevo già debuttato a teatro con Mario Scaccia, nella Scuola delle mogli”.

Elena Sofia Ricci: “Abusata a 12 anni ho fatto decenni di analisi”

Da Molière in poi, lei è passata dal cinema d’autore a Shakespeare, alle serie tv. Con quale criterio?
“Marcello Mastroianni, uno dei miei maestri di vita, mi ripeteva: “Questo mestiere si impara facendo, non essere snob”. Sono molto contenta del mio percorso anche se l’ho pagata, perché fuggivo da ogni etichetta. Oggi tutti recitano nelle serie tv, ma negli anni Ottanta c’erano molti pregiudizi. Rifarei tutto, sono diventata quello che sono per quello che ho fatto, almeno nel lavoro. Nel privato è diverso: non rifarei certe scelte, ma con la testa di oggi. A 20 anni dovevo passare dagli errori, dai fallimenti sentimentali: sceglievo accuratamente uomini che mi avrebbero lasciato. C’è stata una dicotomia tra una carriera brillante e una dimensione personale che non lo era”.

Una dicotomia che c’è ancora?
“In parte. Mi è rimasta una vena malinconica, piango facilmente, soprattutto vedendo crescere le mie due figlie, Emma, di 25 anni e Maria, di 16. L’analisi mi ha rafforzato ma sono rimasti ancora dei nodi da sciogliere, come l’abuso subito da un amico di famiglia quando avevo 12 anni; qualcosa che resta dentro, per quanto tu ci possa lavorare. L’importante è imparare ad amarsi, con tutti i nodi”.

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