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Spettacolo

Motta: “De Gregori mi è apparso in sogno e ha cambiato una mia canzone…”

Motta su De Gregori e non solo, l’intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’

Motta: “De Gregori mi è apparso in sogno e ha cambiato una mia canzone…”. Il cantautore toscano rivela alcuni retroscena legati alle sue canzoni in una intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Avevi chiuso gran parte del nuovo album e poi è arrivato lo stop dato dalla pandemia: hai continuato a lavorare al disco?
«Ti dico solo che sono uno che potrebbe metterci un mese a scegliere il gusto del gelato, a decidere tra cioccolato e menta o limone e fragola. Figurati cosa vuol dire quando hai tutto questo tempo a disposizione. Di solito i tempi sono dettati da altri: a un certo punto devi consegnare e io comunque sono sempre stato fino all’ultimo a cambiare delle cose. Comunque ora sono contento, lo ascolto e mi dico che è quello che avevo in mente».

Ma quindi se fosse uscito un anno prima sarebbe stato molto diverso?
«Sì, sarebbe stato diverso. Con questo non voglio dire che sarebbe stato migliore, ma diverso sì, questo è sicuro. Anche se non ci fosse stata la pandemia sarebbe stato diverso, perché le stesse canzoni avrebbero potuto avere altri significati. Alcuni pezzi non hanno proprio retto il colpo con tutto quello che è successo, ho dovuto lasciarle fuori. E anche le canzoni, per quanto possano contare meno di tanto altro, hanno subito quello che è successo e alcune non hanno retto. Magari in un altro mondo sarebbero entrate nel disco, ma in questo mondo, in questo momento, no».

[…] Da artista, hai sentito come un obbligo di raccontare il presente?
«No, però per la prima volta ho sentito l’esigenza di usare il presente anche per immaginarmi un futuro. Da quando mi ricordo, sono sempre stato in giro, per strada. Con mia moglie capitava una volta ogni venti giorni di non ospitare qualcuno a cena. Il fatto che mi mancasse questo aspetto della mia vita mi ha spinto a guardarmi dentro più di prima e, partendo da lì, anche a immaginarmi delle cose».

[…] “Qualcosa di normale” ha ricevuto la benedizione di Francesco De Gregori, com’è andata?
«Una notte ho fatto un sogno assurdo: mio padre rispondeva al telefono ed era De Gregori che gli diceva che doveva venire a casa a sentire questa canzone. Il giorno dopo ho chiamato Caterina Caselli, che è la mia discografica, le ho detto di questo sogno e le ho spiegato che per me era ormai una questione etica: avrei dovuto far sentire il pezzo a De Gregori. È stato molto bello perché alla fine lui mi ha detto che gli è piaciuta te che, anche se non gli avevo chiesto indicazioni, mi consigliava di cantarla con una voce femminile.

Io allora ho coinvolto la voce che mi piace di più, ovvero mia sorella Alice. E ovviamente il fatto che ci fosse lei ha cambiato un po’ il significato della canzone. Quindi devo ringraziare ancora di più De Gregori, che per me è uno dei punti fermi della musica italiana: se mi chiedono di dare qualche nome, io cito sempre e comunque lui e Lucio Dalla. O anche da Guccini: l’ho ascoltato molto in questo anno e un pezzo come “Canzone di notte n.2” non sembra scritto oggi, sembra scritto domani».

Durante il lockdown tanti si sono rifugiati nell’ascolto di canzoni vecchie, secondo te perché è successo?
«La musica porta sempre a creare dei ricordi. E credo che nessuno volesse farsi appiccicare addosso dei ricordi nuovi: io per tutto il primo lockdown avevo quasi paura ad ascoltare musica nuova e ho ascoltato quasi esclusivamente pezzi che si fermavano al 1978».

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