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Spettacolo

99 Posse, Zulù: “Covid? Chi oggi dovrebbe salvarci ci ha portato a questo. Droghe? Mai cascato, avevo scelto l’autodistruzione”

99 Posse, Zulù sul Covid e non solo: l’intervista a “Il Corriere della Sera’

99 Posse, Zulù: “Covid? Chi oggi dovrebbe salvarci ci ha portato a questo. Droghe? Mai cascato, avevo scelto l’autodistruzione“. Il cantautore si racconta in occasione dei 30 anni del noto gruppo napoletano, e dell’uscita del nuovo, spettacolare singolo “Comanda la gang”. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista a “Il Corriere della Sera’.

«[…] Predichiamo da 30 anni l’urgenza di cambiare modello di sviluppo, partendo dal benessere delle persone. Siamo stati osteggiati da tutti quelli che stanno al governo, spesso in maniera forte, con il carcere e le denunce. E intanto si sono susseguiti in varie formazioni fantasiose tutti quelli che oggi ci ritroviamo. Com’è possibile che ci salvino visto che sono i responsabili della situazione attuale?»

Si riferisce al Covid?
«Il pianeta ci sta comunicando in tutti i modi l’urgenza di un cambiamento radicale, altrimenti diventerà invivibile. E il Covid è diventato urgenza perché la sanità era nelle condizioni in cui stava. Non c’è paese capitalista che abbia investito nella sanità pubblica».

La nascita del Movimento 5 Stelle vi aveva fatto sperare?
«No, sono riusciti a fare in due anni tutto quel che gli altri ci hanno messo una ventina d’anni a fare, governando con tutti. Ma parlarne male ora è come sparare sulla Croce Rossa»

Se oggi si votasse?
«Noi questo problema non ce lo ponevamo e continuiamo a non porcelo. Abbiamo sempre praticato il non voto, la nostra idea di democrazia era il controllo popolare, la presenza nelle strade e nei luoghi di lavoro. Poi ci sono formazioni di sinistra vera che hanno la mia simpatia, ma il prezzo che pagano per la loro coerenza è di avere percentuali irrisorie in parlamento».

[…] Lei ha anche compiuto 50 anni: come hai vissuto la cifra tonda?
«Sono molto soddisfatto del cinquantenne che sono. Quando avevo 20 anni arrivare ai 50 mi pareva fantascienza. Me li sono vissuti come un traguardo, ancora con la voglia di fare di quando ero ragazzino e con la capacità di emozionarmi».

[…] In passato non ha nascosto i problemi con le dipendenze. Qual è stato il motore del cambiamento?
«È una cosa passata, tanto che ho smesso di contare gli anni. Mia moglie Stefania è stata il motore. Io non ci ero cascato: avevo scelto l’autodistruzione e l’avevo scelta anche con una certa lucidità. Lei mi ha dato il bisogno di scegliere l’opposto».

La sua esperienza ha cambiato il suo approccio anti-proibizionista?
«No, anzi si è rafforzato. Non ho mai detto che quello delle droghe sia un finto problema, ma il proibizionismo non lo risolve, anzi lo aggrava. Va risolto in altra maniera. Altrimenti si danno solo soldi ai narcos».

I 99 Posse sono nati negli anni dei centri sociali. Come racconterebbe quel periodo?
«La nostra rivoluzione è accaduta tra l’89 e il 95, con gli sconquassi che ha comportato la caduta del muro. Per noi è stata occupare le università, creare collettivi, occupare spazi abbandonati per trasformarli in luoghi di produzione culturale Alcuni centri sociali hanno valorizzato la parte musicale, con i primi gruppi di rap militante. In quegli anni hanno avuto più visibilità rispetto al rap modaiolo e superficiale che c’è sempre stato».

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