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Giordano Bruno Guerri: “Politicamente corretto un dramma epocale. D’Annunzio fascista? No, vi spiego perché”

Giordano Bruno Guerri sul politicamente corretto e non solo, l’intervista a ‘La Verità’

Giordano Bruno Guerri: “Politicamente corretto un dramma epocale. D’Annunzio fascista? No, vi spiego perché”. Lo storico, saggista e giornalista a tutto tondo in una intervista a ‘La Verità’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

20 maggio uscirà il film con Sergio Castellitto su d’ Annunzio.
«Sì. Ma ancor prima, il 15, avremo l’ inaugurazione del roseto, con la rosa Gabriele d’ Annunzio, che abbiamo creato dopo anni d’ innesti e che ha già vinto due premi internazionali, per la rosa più bella e per la rosa più profumata».

Come si sarebbe comportato, il Vate, dinanzi alla pandemia?
«I paragoni storici sono sempre azzardati. Ma c’ è un parallelo interessante. Nel settembre 1920, a Fiume arrivò una nave cinese e si scoprì che era infestata da topi che portavano la peste».

Guarda caso, nave cinese. E che successe?
«Vennero subito presi provvedimenti drastici. D’ Annunzio stesso comandò uno sterminio dei topi. Si figuri: c’ erano 10.000 legionari armati che s’ annoiavano Partì una caccia al topo tremenda. E l’ epidemia fu fermata subito».

[…] L’ arditismo di d’ Annunzio potrebbe insegnare qualcosa a un’ Italia che, almeno per metà, è ancora terrorizzata dal virus?
«C’ è il motto “Memento audere semper”, ricordati di osare sempre. Però una cosa è la guerra, un’ altra è questo nuovo nemico, che si combatte solo con alcuni dei provvedimenti che sono stati effettivamente presi. Certo, i provvedimenti appaiono spesso tagliati con l’ accetta, piuttosto che con il bisturi».

Ad esempio?
«Il coprifuoco mi sembra una misura eccessiva. E anche la disposizione sul pubblico nei teatri all’ aperto, che ci danneggia moltissimo».

[…] A metà mese il coprifuoco dovrebbe essere rivisto. Ma nel frattempo, nell’ incertezza sulla regola che vigerà in estate, teme che i turisti stranieri evitino l’ Italia?
«La mossa di Mario Draghi, di dire “venite in Italia”, è stata molto buona, perché ha fatto capire che le restrizioni diminuiranno. Però, indubbiamente, l’ incertezza è un freno. Noi non sappiamo ancora a che ora potremmo cominciare i concerti».

[…] Quando occupò Fiume, d’ Annunzio redasse una Costituzione sorprendentemente libertaria per l’ epoca. Centouno anni dopo, discutiamo di ddl Zan e di come limitare la libertà d’ espressione, nel nome della lotta alle discriminazioni. Non è paradossale?
«Ripeto, i paragoni storici sono un azzardo. Certamente, la Carta del Carnaro era estremamente liberale, tanto che alcuni spunti sono finiti anche in Costituzioni del dopoguerra. L’ omosessualità, a Fiume, era tollerata e praticata».

C’ è una differenza tra tollerare o praticare e provare a imporre l’ ideologia Lgbt?
«Be’, a Fiume c’ era uno spirito libertario, ma la libertà aveva dei limiti anche lì» (sorride).

E nella società di oggi, esiste, se non una dittatura, una «dictablanda» del pensiero unico?
«Il politicamente corretto. Uno dei drammi di questa epoca, perché conduce a eccessi spaventosi, a una formazione del pensiero statica, a limitazioni della libertà d’ espressione. E, come conseguenza, ha anche quell’ altro fenomeno, ancora peggiore, che è la cancel culture. Un abominio storiografico e intellettuale».

D’ Annunzio, della cancel culture, sarebbe un bersaglio perfetto.
«Sì, anche se tutto il mio lavoro di questi anni è stato un tentativo di liberarlo dalla damnatio memoriae del fascismo».

In che senso?
«Benito Mussolini ha fatto credere per 25 anni che d’ Annunzio fosse fascista. Ma lui non lo era. E contrariamente a quel che accade di solito – la storia scritta dai vincitori – in questo caso sono stati i vinti a imporre la loro versione. Così, l’ Italia repubblicana e democratica ha lungamente continuato a credere a Mussolini, sul d’ Annunzio fascista».

Il regime guardava con estremo sospetto al Vate, no?
«Con estremo sospetto, diffidenza, controllo. Questo è proprio il tema del film Il cattivo poeta, con Castellitto».

[…] Di Adolf Hitler, D’ Annunzio ne disse di ogni.
«”Imbianchino”, “buffone”, “Charlot”».

[…] Torniamo a Draghi. Ha fiducia nel premier, o crede che si sia infilato nel labirinto delle difficili mediazioni tra partiti?
«Se c’ è uno che può superare questi inghippi è proprio Draghi, che gode di autorevolezza e prestigio e, in una fase in cui i problemi diventeranno sempre più economici, ha anche gli strumenti per risolverli».

Andrea Scanzi sostiene che la destra non ha uno straccio d’ intellettuale da 300 anni. Che bisogna rispondergli?
«Di studiare» (risata).

In questi giorni ha tenuto banco la polemica su Fedez. È possibile immaginare un influencer alternativo al mainstream? Un influencer «dannunziano»?
«D’ Annunzio stesso lo sarebbe. E con molta più sostanza degli influencer fatti solo di manifestazione esteriore, visiva, rapida».

Insomma, d’ Annunzio oggi userebbe Instagram?
«Non lo so. Ma sarebbe di sicuro un grandissimo comunicatore».

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