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Jury Chechi: “Olimpiadi? Un aspetto le rende uniche. Ho un presentimento sull’Italia a Tokyo”

Jury Chechi: “Olimpiadi? Un aspetto le rende uniche. Ho un presentimento sull’Italia a Tokyo”. L’ex ginnasta e campione degli anelli Jury Chechi è tra gli esperti di “Il circolo degli anelli”, la trasmissione sui Giochi di Tokyo, ne parla in una intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Jury, che cosa rende uniche le Olimpiadi?
«Semplice: tutto il mondo le attende. E tutti gli atleti si preparano per arrivarvi al picco della forma. Vincere qui è un risultato ineguagliabile. E poi solo le Olimpiadi riuniscono gli atleti di ogni sport, a differenza di quello che succede, per esempio, nei Mondiali delle varie discipline».

Che cosa possiamo aspettarci dalla squadra italiana a Tokyo?
«Sono ottimista, credo che faremo il nostro record di medaglie di sempre. Ci sono tutti i presupposti giusti, perché durante la pandemia abbiamo gestito bene lo sport di vertice (altro discorso per quello di base…). Scherma, nuoto, canottaggio, tiro a volo sono le nostre sicurezze. Mi aspetto anche belle sorprese dagli sport di squadra: basket, pallavolo, ciclismo. E nella ginnastica vedo già una medaglia per Marco Lodadio, proprio agli anelli».

Jury Chechi: “Olimpiadi? L’attesa le rende uniche”

I “colleghi” per cui farà più il tifo?
«Per tutti, naturalmente, ma… lasciatemi citare Federica Pellegrini e Vanessa Ferrari, due atlete straordinarie e senza età, un po’ come me (a 34 anni, tra lo stupore di tutti, Chechi ottenne una Medaglia di bronzo ai Giochi di Atene, ndr). Poi non mi perderò di certo i velocisti come Tortu e Jacobs e la loro staffetta 4×100, che è da sempre una mia passione. Mi dispiace per la saltatrice in lungo Larissa Iapichino (figlia di Fiona May, due Argenti olimpici vinti nel lungo, ndr) che si è infortunata e non ci sarà. Ma è giovane, si rifarà».

Il ricordo più bello delle sue Olimpiadi?
«Quando ho concluso l’esercizio agli anelli ad Atlanta. Erano quattro anni che aspettavo quel momento. E poi ad Atene: un Bronzo che per me valeva oro».

Quattro anni di attesa e poi ci si gioca tutto in un minuto… non fa paura?
«Non hai paura proprio perché sai di esserti preparato alla perfezione».

Quale impresa olimpica, di quale atleta, non scorderà mai?
«Sono tante, non posso citarle tutte. Sicuramente tra le più grandi metto le vittorie di Federica Pellegrini e del canoista Antonio Rossi, che ha fatto un percorso di crescita pazzesco ed è anche un caro amico. Poi le medaglie di Alex Zanardi alle Paralimpiadi. E il trionfo di Stefano Baldini nella maratona del 2004 ad Atene: la più classica delle discipline olimpiche nella città-simbolo delle Olimpiadi!».

[…] Per ambientarsi in Giappone, tra fuso orario e il resto, cosa serve?
«C’è chi si adatta meglio e chi meno. L’importante è arrivare almeno due settimane prima, per acclimatarsi».

E il cibo? Sushi per tutti?
«Noi italiani ci portiamo il nostro, con i nostri cuochi. Meglio evitare sorprese».

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