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Bruno Pizzul: “Corea 2002? Non solo Moreno colpa anche di Vieri. Calciatori ormai come agenzie d’affari”

Bruno Pizzul: “Corea 2002? Non solo Moreno colpa anche di Vieri. Calciatori ormai come agenzie d’affari”. Il telecronista storico della Rai ripercorre i match e le sfide raccontate nel corso della carriera in una intervista a ‘La Verità’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] la partita più «infame» fu l’ottavo con la Corea del Sud, nel 2002, con l’arbitro Byron Moreno.
«Però giocammo male. Ricordo ancora l’errore clamoroso di Bobo Vieri, all’ultimo secondo, a porta sguarnita: buttò fuori un pallone che sembrava più facile da infilare che da sbagliare. Se avesse segnato, di Moreno, che pure ne aveva combinata una per colore, non avrebbe parlato nessuno».

E la finale dell’Heysel, nel 1985?
«È rimasta dentro di me come una ferita, qualcosa di inaccettabile dal punto di vista etico: essere costretto a raccontare di 39 morti per una partita di pallone è umanamente intollerabile».

Su Youtube c’è un video di lei che, a Cormòns, declama le formazioni di Italia e Inghilterra prima della finale di Euro 2020. Le è dispiaciuto non aver mai commentato un trionfo azzurro?
«Avrei più che volentieri urlato che avevamo vinto un Mondiale o un Europeo. Però vorrei tranquillizzare chi si preoccupa per questa mia carenza: non ho perso nessuna nottata di sonno».

Quando si arriva a una finale, si preparano prima le frasi da dire in caso di vittoria o di sconfitta?
«No, io non l’ho mai fatto. Ritengo che l’espressione migliore dello sport sia la trasmissione di emozioni. E l’emozione non può essere prefigurata. Bisogna ubbidire all’istinto del momento».

[…] La Fifa vorrebbe far disputare il Mondiale ogni due anni. Il sindacato dei calciatori è contrario.
«Le cadenze quadriennali, inframezzate poi dai campionati continentali, sono un format già convincente. Si cerca in tutti i modi di reperire fonti di sovvenzionamento attraverso i diritti tv, ma non credo che sentiamo il bisogno di un ulteriore affollamento d’impegni internazionali».

Bruno Pizzul: “Corea 2002? Se Vieri avesse fatto gol…”

[…] Un’altra ipotesi è quella di introdurre il tempo effettivo di gioco: due frazioni da 30 minuti, con il cronometro che si ferma a ogni interruzione.
«È un’ipotesi accarezzata da tantissimo tempo. Non riesco a capire per quale motivo la regola non sia già stata adottata».

Si eviterebbero sceneggiate nei minuti finali delle partite, tra calciatori che stramazzano al suolo e calci di rinvio lunghi un minuto
«Ma anche interpretazioni troppo personali da parte dei direttori di gara: c’è chi dà sette minuti di recupero, chi molto meno».

[…] Quali partite le è piaciuto di più commentare?
«Sorprendentemente, alcune di quelle che ho seguito prima di diventare telecronista della Nazionale. Per chi ama il calcio, non c’è paragone tra un Italia-Lussemburgo e un Germania-Inghilterra».

C’è un match che ricorda con più soddisfazione?
«Ricordo con molto piacere l’eccezionale avventura di Messico 70. Se me l’avessero detto qualche mese prima, non ci avrei creduto».

Perché?
«Entrai in Rai senza alcuna vocazione, avendo partecipato quasi per caso a un concorso. E appena assunto, venni subito spedito lì a fare il quarto telecronista. La partita più bella fu proprio il quarto di finale tra Germania-Inghilterra».

[…] Meglio il calcio di ieri o quello di oggi?
«Nel calcio moderno, anche per la crescente incidenza del dio denaro, si è venuta perdendo molta della patina di romanticismo che accompagnava quello di un tempo, con i giocatori bandiera e l’attaccamento alla maglia. Certi calciatori sono diventati agenzie d’affari».

Bruno Pizzul: “Corea 2002? Non solo Moreno colpa anche di Vieri”

Anche seguirlo, il calcio, è diventato difficile. Quanti fastidi per i problemi di Dazn
«Mi pare che Dazn abbia rimediato, ma l’apparato attraverso il quale si vuole proporre in maniera così esaustiva tutto il calcio, in tutte le salse, ha le sue controindicazioni. E i mezzi tecnologici non sempre funzionano alla perfezione».

E poi c’è lo spezzatino: di orari e di piattaforme. Ne servono tre.
«Sì, la cosa suscita qualche perplessità».

È l’anno del Napoli?
«Sta facendo benissimo, anche se vive molto sulle individualità, peraltro di altissimo livello. Luciano Spalletti è un comunicatore del tutto particolare e il momento è di grande fulgore. Con l’Inter, il Napoli è, allo stato attuale, la squadra che gode di maggior credito».

La Juve uscirà dalla crisi?
«Già nel corso di questa stagione arriverà a un rendimento adeguato alle sue aspirazioni. Certo, il ritardo in classifica è cospicuo. Ma si va profilando un campionato in cui si riaffaccia la competizione tra le “sette sorelle”, che finiranno per rubarsi punti a vicenda. E ciò rende la Serie A molto interessante».

Il giocatore azzurro più forte?
«Anche se non sempre ha azzeccato le prestazioni, Federico Chiesa dà l’impressione di avere un cambio di passo e di velocità che manca ai suoi compagni».

Per chi tiene, in politica?
«Ho un figlio impegnato (è consigliere regionale dem in Lombardia, ndr). Io sono di estrazione cattolica, ma di idee progressiste».

Tifa per il Torino?
«Sì. Da queste parti, era facile ammirare il Grande Toro. Ma io e i miei coetanei diventammo tifosi del Torino per un altro motivo».

Quale?
«Nell’immediato dopoguerra, qui la situazione era durissima: non si sapeva se saremmo rimasti con l’Italia o se saremmo finiti con la Jugoslavia. Non avevamo nulla».

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