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Amanda Lear si confessa: “Volevo sedurre anche il fruttivendolo o un cane. Oggi i miei fans li incontro in farmacia”

Amanda Lear si confessa: “Volevo sedurre anche il fruttivendolo o un cane. Oggi i miei fans li incontro in farmacia”. Amanda Lear tra passato e presente. La cantante e attrice francese rivela alcuni retroscena sul passato in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘La Stampa’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Dal 2009 in Francia il palcoscenico è diventato la sua nuova vita (una delle mille, tra cantante di disco music, musa di Salvador Dalì e David Bowie, personaggio televisivo, pittrice).
«E durante il confinamento mi chiamavano per propormi di ritornare a teatro con la solta commedia divertente. Io rifiutavo. Mi sono detta: se mi faccio rivedere, voglio sorprendere, altrimenti resto nella mia bella casa in Provenza a dipingere, con i miei gatti».

C’è la disco music?
«Per niente. I fans che mi seguivano in discoteca quarant’ anni fa, ormai li vedo solo in farmacia. Nel nuovo album ho raccolto una serie di grandi classici francesi, ma non scontati, pezzi di artisti come Alain Bashung, Miossec, Serge Gainsbourg, Barbara, Jacques Dutronc. C’è anche un remake di una canzone italiana, Amandoti, dei Cccp, con cui collaborai nel passato.

Canto con un pianoforte e una chitarra la solitudine, il tempo che passa, gli amori finiti. È un album malinconico, ma non triste. Una ventina d’anni fa Toto Cutugno me lo aveva proposto: ti scrivo una canzone strappalacrime italiana, saresti adatta. Io avevo rifiutato. Ma aveva ragione lui: io sono molto malinconica».

Amanda Lear si confessa: “I fans che mi seguivano in discoteca quarant’ anni fa, ormai li vedo solo in farmacia”

In questo pomeriggio a Parigi, imprevedibilmente tiepido, rassicurante, l’Amanda burlesca della tv sembra lontana anni luce.
«Quello è un personaggio che ho inventato, quando iniziai a lavorare per le televisioni di Berlusconi. Vidi che il ruolo della donna in Italia era sottovalutato. Faceva da spalla al mattatore o al conduttore, il Pippo Baudo di turno. E allora mi costruii quel personaggio, che dice la sua, che prende in giro l’uomo piacevo alle donne italiane che guardavano la tv: per loro era una sorta di rivalsa».

Dalì, invece, il grande pittore, capì subito chi fosse Amanda.
«Diceva che ero un angelo melanconico, come il disegno di Albrecht Dürer, che ne raffigura uno disperato. Lui faceva di tutto per tirami fuori da questa depressione. Io mi rifiutavo di prendere degli psicofarmaci. E dovevo sforzarmi a essere più allegra e ottimista. Oggi mi riesce meglio, perché non ho più i problemi di una volta, quell’esigenza di sedurre comunque. Era troppo importante per me e non era tanto e solo una questione sessuale: volevo sedurre anche il fruttivendolo o un cane. Oggi molto meno».

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