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Alessio Lapice: “Calogiuri? Non solo lavoro con Imma Tataranni. Io attore grazie a Totò e De Filippo”

Alessio Lapice: “Calogiuri? Non solo lavoro con Imma Tataranni. Io attore grazie a Totò e De Filippo”. L’attore napoletano Alessio Lapice, il Calogiuri della serie Imma Tataranni, si racconta tra vita privata e professionale in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’.

Nel finale della prima stagione abbiamo assistito al bacio tra il giovane appuntato e il sostituto procuratore. È l’inizio di una lunga storia d’amore?
«Intanto Calogiuri, diventato finalmente maresciallo, torna dopo una lunga missione. Nonostante sia aumentato di grado, continua a conservare la sua purezza. Nelle nuove puntate il suo personaggio verrà raccontato molto di più. Lavorerà a stretto contatto con la Tataranni e sarà presente non solo negli interrogatori ma anche nella sua vita privata…».

Ippazio Calogiuri è un insicuro cronico. Ben lontano dalla figura del seduttore. Eppure…
«Forse non siamo abituati a vedere un uomo così, ma credo invece sia normale in una serie raccontare un pm donna capace e in prima fila e un uomo più cauto che è dietro di lei».

Le è capitato di imbattersi in una donna così testarda e sicura di sé?
«Sono cresciuto in una famiglia con nonne dal piglio risoluto e con una madre forte, intraprendente e molto presente nella mia vita e in quella dei miei cari. Nella sfera sentimentale sono attratto da donne molto determinate».

Alessio Lapice: “Calogiuri? Non solo lavoro con Imma Tataranni”

Anche lei, come il suo personaggio, parte da un piccolo paese di provincia per realizzare i suoi sogni…
«Fino a diciotto anni ho vissuto a Castellammare. Poi, una volta finita la scuola, mi sono trasferito a Roma per studiare recitazione. In verità già a sedici anni andavo a Roma dove facevo i miei primi provini.

Questo mestiere l’ho voluto fare sin da ragazzino. Forse tutto è iniziato quando, da bambino, mio nonno mi faceva vedere i film con Totò e De Filippo. A quindici anni ho conosciuto per caso dei ragazzi con cui ho trascorso un intero pomeriggio in un piccolo teatro dove facevano le prove. Mi hanno coinvolto in una piccola parte. È stata una folgorazione!».

Da bambino era più “scugnizzo” o un tipo educato alla Calogiuri?
«Sono cresciuto più per strada che dentro casa, così come a scuola stavo più all’impiedi che seduto al banco. Ero sempre con i miei amici con i quali ho condiviso le più belle esperienze. La passione per la recitazione mi ha insegnato invece disciplina e precisione».

Il suo personaggio subisce tutto e dice sempre sì. Ma lei invece…
«A volte soffro con lui. Tante volte ho pensato: “Dai, Ippazio, va bene essere buoni ma ora dì qualcosa…”. Nei rapporti professionali cerco in linea di massima di mediare ma nella sfera personale, per quanto paziente, sono diretto. In una relazione sana bisogna essere autentici».

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