Sophie Marceau si racconta: “Perché non ho fatto più film. Sarei un terribile combattente in guerra”. L’attrice francese celebre protagonista del film cult ‘Il Tempo delle mele’, ripercorre le tappe più significative della sua carriera in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Lei che opinione ha sull’eutanasia?
“Non ho un’opinione forte. L’unica certezza è che dobbiamo davvero discuterne, non fingere che non esista. In genere, invece, non affrontiamo argomenti che non siano felici e divertenti. È bizzarro. Crediamo di poter premere il pulsante – o usare una app – che ci impedisca di invecchiare e morire? No, non possiamo. È bene confrontarci e pensare anche alla nostra, di morte. Avevo già dovuto farlo una volta”.
Quando?
“All’epoca del mio secondo film da regista (Trivial – Scomparsa a Deuville del 2007, sul cui set si era legata a Christopher Lambert, ndr). C’era una scena ambientata in un’impresa di pompe funebri, così ne ho visitate parecchie e ho ascoltato i racconti di molte persone che ci lavorano. Ed è pazzesco quante cose siano venute fuori, non avrei immaginato! Non sono stata cresciuta con un’educazione religiosa, non mi ero mai chiesta a cosa destinare il mio corpo: cremazione, sepoltura? Boh, qualcuno deciderà per me! Oh, forse non è responsabile, dovrei pormi il problema io…”.
[…] Ozon ha detto che lei «Non finge mai. È là, presente, accoglie le sensazioni e reagisce esprimendo la sua sensibilità».
“Alla base c’è la fiducia. Se non ti fidi di un regista, non puoi neppure cominciare: non posso offrire il mio cuore, la mia anima! Quando la stima è reciproca, apro ogni porta! Ritengo François un genio da quando ho visto Regarde la mer, nel 1997, e non era ancora Ozon. Siamo stati sul punto di collaborare spesso, non si concretizzava mai: non era il momento giusto. Bisogna essere capaci di aspettare. Abbiamo girato tra il primo e il secondo lockdown, a Parigi le temperature erano altissime e dovevamo fingerci in inverno. Ma… bentornato, cinema! Ho ritrovato l’amore!”.
Sophie Marceau si racconta: “Ecco perché non ho fatto più film”
In questo momento la interessano più le pellicole d’autore o le megaproduzioni? Lei è stata anche in Braveheart, in 007 – Il mondo non basta…
“Non lo so e non voglio saperlo. Tante volte gli amici mi hanno ripetuto: “Sophie, avresti dovuto fare di più… Più film, più viaggi. Perché non hai un agente in America?”. Perché, perché, perché. E se avessi avuto di più, cosa avrei desiderato ancora? No, va bene così. La mia vita è piena. Non corro dietro a quel che la gente vorrebbe, tanto non riuscirei mai a soddisfare tutti. Se Picasso avesse chiesto agli altri: “Cosa ne pensi del mio lavoro?”, credete che sarebbe diventato Picasso? Ne dubito. A chi gli domandava: quale sarà il tuo prossimo dipinto?, rispondeva: Se lo sapessi, non ci sarebbe bisogno di realizzarlo”.
[…] Proposte del genere saranno sempre fioccate.
“Ma io non sono una stratega! Affatto! Sarei un terribile combattente in guerra”.
E come è?
“Fatalista. Vivo nel presente, è difficile per me pianificare. Di sicuro, comunque, non è a causa della paura di invecchiare. Mi sono sempre proiettata in un’anziana fin da quando ero piccola. A volte vedo una signora per strada e dico: quella sarò io tra 20 anni!”.
Che donna immagina?
“Attiva, simpatica, coerente con se stessa”.
Come coltiva tanto equilibrio? Medita?
“Recitare è una specie di meditazione. Mi è successo centinaia di volte sul set: c’è confusione, sta per piovere e ti restano venti secondi per la battuta. Devi essere in grado di astrarti da te stessa e dal caos. Cosa che peraltro mi viene bene”.
In che senso?
“Ho una mente “lenta” e devo andare lentamente. Non mi lascio mai prendere dalla frenesia: le serate di gala, Cannes… Mi isolo un pochino, non amo stare al centro delle opinioni altrui. Ho già abbastanza problemi con le mie, di opinioni…”.
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