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Il dramma di Luca Tommassini: “Mia mamma riempita di botte è finita in coma per difendermi”

Il dramma di Luca Tommassini: “Mia mamma riempita di botte è finita in coma per difendermi”. Il dramma di Luca Tommassini, l’attore è ballerino romano, 52 anni, racconta il suo passato costellato da violenze subite dal padre in una intervista a ‘La Repubblica’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Le ferite di quella violenza subita in casa non si cicatrizzano.
«Speravo di averla superata. Per 35 anni ho evitato di pensare alle scene di mia madre che, per proteggermi da un uomo che non nominava mai il mio nome, si prendeva le botte. Ho pensato solo al sogno che avevo dentro la testa come musica. Quando da casa andavo alla palestra di Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo per ballare, intorno mi urlavano a frocio, ma il volume della mia musica nella testa lo sapevo alzare: non ce l’avevo il walkman.

Poi ho solo lavorato, ogni giorno per diventare quello del tour di Madonna, il partner di Geri Halliwell, l’italiano che ha danzato con Michael Jackson, quello che diventa il direttore artistico di X Factor con i complimenti di Simon Caldwell, l’inventore. Le cicatrici si sono riaperte scrivendo il libro sulla mia vita: da allora non ho più evitato di guardarmi indietro, sono tornato il ragazzo di Primavalle con i sogni nati con mamma guardando Raffaella Carrà o la Cuccarini alla tv…».

Ne parla quando può, perché?
«Perché dobbiamo educare gli uomini, dobbiamo raccontare che i sogni esistono e possono essere realizzati. E perché un graffio o un singolo schiaffo segnano per sempre, condizionano la vita di un bambino o di una mamma».

Il dramma di Luca Tommassini: “Mia in coma per difendere i miei sogni”

Quando parla così duramente di suo padre che reazioni riceve dalla sua famiglia?
«Un mio cugino carnale, si definisce così, commenta sempre i miei post dicendo che non è vero niente, che Zio Mauro non era un violento. La verità è che questi soggetti godono della protezione dei circuiti familiari anche oltre ogni logica ed evidenza. Difendono l’indifendibile. Se lo odio ancora dopo la sua morte un perché c’è».

Che tipo è mamma Lina?
«Una donna celebrativa, ma anche un giudice severo, una dura: ha difeso i miei sogni ed è finita in coma per farlo. Lei diceva non ti girare e prendeva le botte lei. Vedi mi viene da piangere (dice asciugandosi gli occhi, ndr), rivivo la scena. Mi fa fatica, ma devo farlo. Diceva io resto qui a Primavalle, io non ce l’ho fatta ma tu lo devi fare per me e per te. Ho conquistato il mondo perché vengo da lì».

Una vita, la sua, segnata da figure femminili.
«Gli occhi e le mani di una donna sono famiglia per me. Quelle di Lina, quelle di Madonna, di Lorella Cuccarini o Laura Pausini. Sto recuperando il rapporto con gli uomini, l’altra metà del cielo: mi faceva impressione sentire il mio nome pronunciato da un uomo, come sta facendo lei ora. Mi chiedo se ti stia rivolgendo proprio a me».

[…] A proposito di molestie, il caso alpini.
«Vedo gente scrivere post super fighi, poi tornare indietro di 50 anni per giustificare robe così. Via i fiaschi, un format nuovo: fatelo organizzare a me, il raduno: non c’è da fare un passo alla volta, si deve correre».

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