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Spettacolo

Irene Grandi: “Matrimonio? È già finito. Pino Daniele e Vasco Rossi mi hanno cambiato la vita”

Irene Grandi: “Matrimonio? È già finito. Pino Daniele e Vasco Rossi mi hanno cambiato la vita”. Irene Grandi sul matrimonio, Pino Daniele, Vasco Rossi e non solo, la cantautrice toscana, 52 anni, ripercorre le tappe più significative della sua vita in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

«Quello che sono oggi lo devo soprattutto alla folgorazione adolescenziale per i Blues Brothers, a Pino Daniele e a Vasco Rossi, e alla mia professoressa di russo. Ma solo perché era una pessima professoressa».

Irene Grandi: “Pino Daniele e Vasco Rossi mi hanno cambiato la vita”

Che strano pantheon, Irene Grandi. Sui maestri musicali nulla da dire. Ma… perché la professoressa di russo?
«Avevo scelto il russo come indirizzo a lingue, quando mi sono iscritta all’Università di Firenze. Già cantavo con Le Matte in Trasferta insieme a Simona Bencini dei futuri Dirotta su Cuba e nella band La Forma dove c’erano anche Stefano Bollani e Marco Parente, e iniziavo a collaborare con Telonio, mio autore per molto tempo, lavoravamo al primo disco e mi diceva che ce la potevo fare, che avevo qualcosa in più. Però avevo una professoressa ai primi due anni che mi aveva conquistata e volevo intraprendere una vita dedicata alla letteratura russa in lingua: il mio piano A era quello, il piano B era la musica. Era il periodo della Perestrojka e si pensava che un giorno avremmo vissuto tutti insieme felici anche insieme ai russi… e guarda invece com’è andata a finire. Poi però cambiò la professoressa: quella brava andò via e arrivò una che mi faceva addormentare sul banco. Mamma mia che ronfate che mi son fatta in quelle aule. Senza questa sliding door probabilmente ora sarei qualcosa di completamente diverso. Ho lasciato gli studi e mi sono buttata seriamente sulla musica».

[…] con una voce così, perché ha deciso di uscire ora con un album tutto blues, “Io in blues”, con cui la vedremo in tour tutta l’estate? Quello è uno stile filosoficamente opposto alla sua personalità così gioiosa e allegra, così “pop”.
«Infatti più che altro è rhythm and blues, meno malinconico, più passionale. Avevo bisogno di ritornare alle radici: questo è un progetto figlio della pandemia, della lontananza dai miei musicisti per il lockdown, e quindi figlio dell’incertezza esistenziale, con il bisogno di creare qualcosa di nuovo, di apportare dei cambiamenti nella musica che si è talmente trasformata nei linguaggi in questi ultimi anni, ormai tutta spostata sul rap, che per noi che apparteniamo ad altri mondi è molto faticoso trovare spazi per esprimersi, la nostra musica ha ormai poco a che fare con i giovani. Quindi per darmi forza, volevo tornare alle radici, a Prince, Aretha Franklin, ai Police, alla musica nera che è stato il primo amore».

Irene Grandi: “Matrimonio? Non ha funzionato”

[…] Torniamo ai Blues Brothers, in che senso le hanno cambiato la vita?
«È stata la mia iniziazione alla musica, a 14 anni al cinema Universale a San Frediano, che era già un’iniziazione di per sé. In quel film erano presenti tutti gli elementi della vita che avrei voluto componessero la mia: la musica, l’idea di avere una band che fosse come una famiglia, il sentirsi “in missione”, nel loro caso “per conto di Dio”, nel mio per celebrare la vita e l’essere felici. Mi riempì di gioia, di motivazione, di coraggio, mi ha dato anche un input di “gusto”, mi ha fatto capire che avere una bella voce non basta, che quello che conta è lo spirito con cui canti. Infatti ci sono grandi cantanti che sono stonati ma sono grandi perché hanno lo spirito giusto. Questo disco nuovo è un omaggio a questa idea».

Pino Daniele e Vasco Rossi invece…
«Pino è stato “il maestro”, molto presente anche a casa mia, piaceva molto ai miei genitori, ha incarnato la mia educazione al concetto di bellezza musicale. Lui mi ha scelta per un evergreen, “Se mi vuoi”, una canzone d’amore nobile, l’Amore con la A maiuscola, un duetto che mi ha portato il rispetto della gente, solo per il fatto che Pino mi avesse scelto a 25 anni. E Vasco perché mi ha saputo leggere dentro e nei decenni mi ha sempre sostenuto e capito. “Prima di partire per un lungo viaggio” che ha scritto per me resta una delle mie canzoni preferite di sempre, una riflessione matura ma su una musica rock. Devo molto anche a Francesco Bianconi dei Baustelle che con “Bruci la città” mi ha dato una seconda giovinezza e mi ha fatto amare da una nuova generazione, regalandomi un brano in parte adulto e in parte cartoneanimatesco, di una poetica quasi tragica che grazie alla veste pop però diventa “sostenibile”. Peccato che Pippo Baudo non la capì e non la prese a Sanremo».

La pandemia l’ha trovata irrequieta, aveva proprio bisogno di dare una scossa…
«Si canta il blues per esprimere la passione per un dolore, per qualcosa che non c’è. E questo ha molto a che fare col Covid, con il “mi manca tanto la vita di prima”. Ha influito certo, mi ha trasformato, ha accelerato cose che forse erano già in trasformazione, amplificandole, sia quelle positive che quelle negative».

Irene Grandi: “Matrimonio? È già finito”

Iniziamo dalle negative.
«Ho visto spezzarsi legami fragili, nella vita privata come nel lavoro. Mi sono sposata (nel 2018 con l’avvocato Lorenzo Doni, ndr) nel tentativo di capire se mi sentivo cresciuta, forse per “calmare” certi lati di me che avevo sempre incanalato con passione nella musica. Ma nel matrimonio ho capito che in me persiste un sano egoismo da cui non posso staccarmi, la priorità è sempre il lavoro, e quindi non ha funzionato. È già finito».

E le positive?
«La pandemia mi ha permesso di finire finalmente i miei fantomatici studi di yoga: ora ho il diploma di insegnante. E mi ha dato l’opportunità di lavorare con Stewart Copeland alla sua opera rock. Non certo qualcosa che capita tutti i giorni».

[…] lei appartiene a quella schiera di artisti che pensa che fare questo mestiere e mettere su famiglia siano due cose inconciliabili?
«No, credo che si possa avere una famiglia e fare musica. Non credo che il problema sia la musica, ma il concetto di coppia oggi. Che è in crisi, mi pare evidente. È il mondo che non mi pare sia più strutturato in modo da permettere alle coppie di durare nel tempo. O hai la fortuna incredibile di trovare l’anima gemella… ma è appunto “incredibile”. Oppure, mmmhhh. Ed è giusto così, credo, perché in passato erano troppi i matrimoni infelici che andavano avanti solo perché “si doveva”. Forse si confonde troppo spesso l’amore con il cinema, la passione, la convenienza, i legami che si sono creati e pensi sia un peccato gettare alle ortiche. È difficile oggi capire cosa sia l’amore. Io non lo so ma continuo a cantarlo perché è l’unico modo in cui riesco ad avvicinarmici davvero».

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