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Spettacolo

Tananai: “Io obeso mi prendevano in giro. A 20 anni ho fatto una ca**ata. E su Sanremo…”

Tananai: “Io obeso mi prendevano in giro. A 20 anni ho fatto una ca**ata. E su Sanremo…”. Tananai obeso e non solo, il cantautore milanese Alberto Cotta Ramusino ripercorre le tappe più significative della sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Carta d’identità?
«L’ho persa da anni…uso patente e passaporto. Comunque, sono nato a Milano l’8 maggio 1995 e cresciuto a Cologno Monzese. Fino a che con non ho avuto il motorino, che con un amico usavo per arrivare a San Babila, la metropoli sembrava distante. La mia è stata una vita di periferia tranquilla, senza problemi. Al massimo qualche battuta tipo “ciccione” e qualche spintone quando ero un ragazzino obeso. Non direi bullismo, anzi, nulla in confronto ai tweet di Sanremo».

Obeso lei?
«In seconda media ero 1 metro e 50 e pesavo 82 chili. Adesso ne peso 76 e sono 1 e 82… Ho anche saltato qualche mese di scuola perché non volevo farmi vedere: ero in carrozzina per un problema a un ginocchio. Quell’estate ho iniziato a mangiare bene, sono arrivati gli ormoni che mi hanno fatto crescere in terza, quando ho iniziato a piacere alle ragazzine, pensavo mi prendessero in giro».

Famiglia?
«Papà dentista, mamma organizza lo studio. Stanno insieme da 30 anni e da più di 20 lavorano insieme, 24 ore su 24 insieme. Ogni tanto litigano, ma ho avuto la fortuna di avere una bella forma di amore sotto gli occhi. Ah, e mia zia fa l’assistente di papà».

Tananai: “Io obeso mi prendevano in giro”

L’amore per lei?
«Non ho fretta di crescere o l’ansia di raggiungere una condizione. Quando a 20 anni sono uscito di casa, sono andato subito a convivere con una ragazza. Ho fatto una cazzata. Quando è finita dopo due anni e mezzo ho scritto “Giugno”, un brano triste. È la canzone che mi ha fatto capire che scrivere è un mezzo di espressione, è terapeutico».

La musica?
«Papà suonava la chitarra classica e dava anche lezioni. Da bambino per ribellione alla sua figura ho voluto suonare il pianoforte; ho fatto 5 anni in scuole civiche ma, come è accaduto con lo sport e lo studio, non avevo stimoli e ho mollato».

Cosa studiava?
«Dopo lo scientifico, due anni di architettura. Ho lasciato per la musica ma sarei stato un architetto mediocre. L’architettura è coercitiva, ti costringe a guardare le opere anche se non vuoi. E troppi architetti andrebbero radiati…».

Tananai: “A 20 anni ho fatto una ca**ata”

La musica è tornata…
«Il primo contratto è arrivato col progetto Not for Us, producevo musica elettronica sperimentale. Ero troppo saccente: pensavo che solo la musica complessa potesse essere valida. Ho messo un macigno su quell’esperienza ed è nato Tananai. All’inizio come progetto con un coinquilino, ma lui non faceva sul serio e quando un’amica vocal coach mi ha detto che avevo una bella voce è nata “Bear Grylls”, canzone che scimmiottava quella wave itpop che mi parlava alla pancia».

La bella voce a Sanremo non è sentita molto… Intonazione occasionale…
«Mi sono incazzato. Non per le critiche, ma con me stesso. Pensavo di aver bruciato un’occasione. Dopo la prima serata ero felice che fosse uscita la voce. Ai tempi dell’università mi veniva la lingua felpata a parlare in pubblico… Invece quella notte mi sono svegliato, ho preso il cellulare e ho visto il diluvio di critiche. Ho pensato “all’Italia non piaci”».

Alla fine invece è piaciuto per come ha accolto con ironia il verdetto. Quando ha capito che il vento era cambiato?
«Il giorno dopo il ritorno a casa: mi chiama il mio manager e mi dice che tutti mi vogliono. Il vero cambiamento però è stato quando “Baby Goddamn” è arrivata terza in classifica. Fino a quel momento temevo di saltare fuori solo come personaggio. La gente mi fermava per strada e mi diceva “vorrei prendere la vita come tu hai preso Sanremo”. Che andrebbe bene per un motivatore, ma io faccio il cantante… Mi aveva messo sull’avviso Stefano Bonaga, il filosofo, incontrato casualmente in un locale a Bologna: “capisco il tuo turbamento, attento a non cadere nel diventare il personaggio di te stesso perché poi arriva il giorno in cui lo realizzi e crolla tutto”. Quando hanno iniziato a parlarmi della musica ho capito che era successo qualcosa».

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